04 La storia
di Lila
Vasistha continuò: “0 Rama, proprio come considerata nello stato di veglia
non c’è materialità negli oggetti visti in sogno, sebbene sembrino concreti nel
sogno stesso, questo mondo appare materiale ma in realtà è Pura Coscienza. In
un miraggio l’acqua non è mai esistita, così non c’è un mondo reale ma solo
Pura Coscienza.
Per
rendere chiaro tutto questo, o Rama, ti narrerò ora la storia di Lila. Ti
prego, ascolta attentamente. Ci fu un tempo, o Rama, in cui sulla terra c’era
un re chiamato Padma. Era perfetto sotto ogni aspetto e con la sua natura e la
sua condotta incrementò la gloria della sua dinastia.
I santi
ricorrevano a lui come gli dei ricorrono al cielo. Era la dimora della virtù.
Faceva tremare i suoi nemici sul campo di battaglia come un vento furioso fa
tremare un rampicante. Era erudito e maestro nelle arti. Per lui non c’era
nulla di impossibile da raggiungere, come non esiste l’impossibilità per il
Signore Narayana.
Questo re
aveva una moglie che si chiamava Lila, molto dotata e molto bella. Sembrava la
dea Lakshmi, la consorte di Narayana, incarnata sulla terra. Parlava
dolcemente, la sua andatura era lenta e graziosa, il suo sorriso irradiava la
fresca delizia della luna. Era dolce come il miele, le sue braccia erano tenere
e delicate, il suo corpo era puro e chiaro come le acque del santo fiume Gange.
Come il contatto del Gange fa sorgere la beatitudine, così era il toccare lei.
Ella era
totalmente devota a suo marito Padma e sapeva come servirlo e compiacerlo.
Il re
Padma e la regina Lila vissero una vita ideale e retta, gioirono la loro vita
in ogni modo possibile. Erano giovanili come gli dei e il loro amore reciproco
era puro ed intenso, senza ipocrisia o artificiosità.
Un giorno la regina Lila pensò: ‘Il re più bello, mio marito,
mi è più caro della mia stessa vita. Che cosa potrei fare affinché io e lui
possiamo vivere per sempre, gioendo i piaceri della vita? Intraprenderò
immediatamente le austerità che i santi mi suggeriranno per poter realizzare la
mia ambizione.’
Cercò
quindi il consiglio dei santi che le dissero: ‘0 regina, austerità (tapas),
ripetizione di mantra e una vita disciplinata, sicuramente ti concederanno
tutto quello che è possibile conseguire in questo mondo, ma l’immortalità
fisica non è possibile.’
La regina
ponderò su questo consiglio e decise: ‘Se devo morire prima di mio marito,
allora devo conseguire la conoscenza del Sé ed essere libera dal dolore. Ma se
egli deve lasciarmi per primo, allora cercherò di ottenere in dono, dagli dei,
che la sua anima non abbandoni il nostro palazzo. Sarò felice di vivere in
esso, sapendo che egli è sempre con me.’
Così
decisa, Lila cominciò a propiziare la dea Saraswati, senza nemmeno discutere il
suo progetto con il marito. Mangiava una volta ogni tre notti, dopo aver
devotamente adorato il Signore, i santi, il precettore, gli eruditi e i saggi.
Era supremamente convinta che la sua austerità si sarebbe dimostrata fruttuosa
e questa convinzione rafforzò grandemente la sua applicazione alla penitenza
intrapresa. Sebbene non avesse rivelato la sua intenzione al re, non lasciò che
il servizio al marito soffrisse minimamente a causa di questo. Dopo cento di
queste adorazioni notturne, la dea Saraswati le apparve e le concesse ciò che
voleva.
Lila pregò: ‘0 Madre Divina, concedimi due doni: che mio marito,
quando lascerà questo corpo rimanga nel palazzo e che io possa vederti ogni
volta che ti invoco.’
Saraswati
concesse questi due doni e scomparve. Il tempo inesorabilmente passò. Il re
Padma, mortalmente ferito sul campo di battaglia, morì nel palazzo. La regina
Lila era inconsolabile per l’angoscia.
Allora
l’eterea voce di Saraswati le parlò: ‘Figlia mia, copri il corpo del re con
fiori ed esso non avrà decadimento; egli non lascerà il palazzo’.
Lila
obbedì. Tuttavia non era soddisfatta e si sentiva come un ricco truffato e
ridotto a vivere una vita di povertà. Invocò la dea Saraswati che le apparve e
le disse:
‘Figlia
mia, perché ti angosci? Il dolore, come l’acqua del miraggio è un’illusione.’
Lila le chiese: ‘Ti prego, dimmi dov’è mio marito!’
Saraswati rispose: ‘0 Lila, ci sono tre tipi di spazio: lo spazio mentale,
lo spazio fisico e lo spazio infinito della Coscienza. Di questi, il più
sottile è lo spazio infinito della Coscienza. Per mezzo di un’intensa
meditazione su di esso, puoi vedere e sperimentare la presenza di colui (come
tuo marito), il cui corpo è quell’infinito spazio, anche se qui non lo puoi
vedere.
Se
abbandoni tutti i pensieri, otterrai qui ed ora la realizzazione dell’Unità con
tutto. Normalmente, soltanto colui che ha realizzato la suprema non-esistenza
dell’universo può sperimentare questo, ma tu lo potrai per la mia grazia.”
Vasistha continuò: “Lila cominciò a meditare. Immediatamente entrò nel più
alto stato di coscienza libero da ogni distrazione: era nello spazio infinito
della Coscienza. Là vide ancora una volta il re circondato da molti altri re
che lo adoravano, saggi e uomini che cantavano i Veda, donne e numerose armate.
Li vide, ma essi non videro lei, poiché le proprie forme-pensiero sono visibili
soltanto a se stessi e non agli altri. Ella vide che il re aveva un corpo
giovane e nella sua corte scorse molti membri della corte del re Padma.
Si
meravigliò: “Ma sono anch’essi tutti morti!” Ancora, per la grazia della dea
Saraswati ritornò al suo palazzo, dove vide i suoi attendenti addormentati. Li
svegliò e ordinò loro di radunare immediatamente i membri della corte reale.
Dei messaggeri furono rapidamente inviati a chiamare tutti e molto presto la
corte del re Padma, brulicava di ministri, saggi, parenti ed amici. Vedendoli
tutti presenti, Lila si rallegrò, ma ne rimase perplessa.
Pensò:
‘Che strano, queste persone sembrano esistere in due luoghi allo stesso tempo:
nella regione che vidi in meditazione e qui, davanti a me.
Ma quale
di queste è reale e qual è il riflesso? Devo scoprirlo." Adorò Saraswati e
la vide seduta davanti a sé.
Lila chiese: “Abbi compassione, o dea, e dimmi: Quello su cui questo
mondo è riflesso è estremamente puro e indiviso e non è oggetto di conoscenza.
Questo mondo esiste sia all’interno di Esso come suo riflesso, che all’esterno
come materia solida. Qual è reale e qual è il riflesso?’
Saraswati le chiese: ‘Dimmi, prima, cosa consideri reale e cosa
irreale?’
Lila rispose: ‘Considero reale che io sono qui e che tu sei davanti a
me. Considero irreale la regione in cui si trova mio marito ora.’
Saraswati disse: ‘Come può essere che l’irreale sia l’effetto del reale?
L’effetto è la causa, non esiste una differenza essenziale.
Qual era
la causa materiale della nascita di tuo marito? Soltanto oggetti materiali
vengono prodotti da cause materiali. Io vedo tutto questo come l’illusorio ed
irreale effetto della immaginazione.
Ti narrerò
una storia che illustra la natura di sogno di questa creazione.
Nella Pura
Coscienza, in un angolo della mente del Creatore, c’era un tempio in rovina,
coperto da una volta blu. Come stanze aveva i quattordici mondi, le tre
divisioni dello spazio erano dei fori in esso. Il sole era la luce.
C’erano in
esso dei piccoli formicai, le città; piccoli mucchi di terra, le montagne; e
piccoli stagni d’acqua: gli oceani; questa è la creazione. In un piccolissimo
angolo viveva un santo con sua moglie e i figli. Era pieno di salute e libero
dalla paura. Eseguiva i suoi doveri religiosi e sociali.”
Saraswati continuò: “Quel santo era conosciuto come Vasistha e sua moglie
era Arundati, ma non erano il Vasistha e l’Arundati di leggendaria fama.
Un giorno
in cui quel santo era seduto sulla cima di una collina, vide a valle una
colorata processione con un re che cavalcava uno statuario elefante seguito da
una armata e da altre coreografie reali.
Guardando
questo, nel cuore del santo sorse un desiderio: ‘In effetti la vita di un re è
ricca e piena di delizie e gloria. Quando cavalcherò un elefante reale come
quello e sarò seguito da una simile arrota?’ Qualche tempo dopo il santo
diventò vecchio e la morte lo colse. Sua moglie che gli era altamente devota mi
pregò e mi chiese lo stesso dono che hai chiesto tu: che lo spirito di suo
marito non abbandonasse la sua casa. Concessi quel dono.
Sebbene
quel santo fosse un essere etereo, a causa del potere del suo costante
desiderio durante la vita precedente, egli divenne un potente re e governò su
un grande impero che sembrava il cielo sulla terra. Era temuto dai nemici; era
in effetti un cupido per le donne; era stabile e fermo contro le tentazioni
come una montagna. Rifletteva tutte le scritture all’interno di se stesso come
uno specchio. Era l’albero che realizza i desideri per tutti coloro che ne
avevano bisogno ed era il luogo di riposo per i santi. Era invero la luna piena
della rettitudine.
Anche
Arundati aveva abbandonato il suo corpo ed aveva conseguito l’unione con il
marito. Sono otto giorni da quando ciò è accaduto. Lila, egli è lo stesso re
che è ora tuo marito e tu sei la stessa Arundati che era sua moglie.
A causa
dell’ignoranza e dell’illusione tutto questo sembra avvenire nella Coscienza
Infinita. Tu puoi considerarlo vero o falso.”
Lila chiese: ‘0 Dea, tutto mi sembra così strano ed incredibile. È
come dire che un enorme elefante è ristretto nel centro di un granello di
sesamo o che in un atomo una zanzara combatte con un leone o che c’è una
montagna in uno stelo di loto.’
Saraswati disse: “Mia cara, io non dico falsità, ma bensì la verità.
Suona incredibile, ma questo regno appare soltanto nella capanna del santo a
causa del suo desiderio di un regno. La memoria del passato è nascosta e voi
due siete sorti ancora.
La morte
non è altro che il risveglio da un sogno. La nascita che sorge da un desiderio
non è più reale del desiderio stesso, come onde in un miraggio! Ha la sua
qualità.”
Saraswati continuò: “Lila, la tua casa, tu, io e tutto questo è Pura
Coscienza, null’altro. La tua casa era essa stessa nella casa del santo
Vasistha. Nello spazio della sua anima esistevano i fiumi, le montagne e così
via. Persino dopo “la creazione” di tutto questo, nella casa del santo, essa
rimase com’era prima. Invero, in ogni atomo ci sono mondi all’interno di
mondi.”
Lila
chiese: ‘0 Dea, hai detto che sono passati soltanto otto giorni da quando il
santo è morto e tuttavia mio marito ed io abbiamo vissuto così a lungo. Come
puoi riconciliare questa discrepanza?’
Saraswati rispose: “0 Lila, proprio come lo spazio non ha un’estensione
fissa, nemmeno il tempo ha una durata fissa. Proprio come il mondo e la sua
creazione sono semplici apparizioni, un momento ed un’epoca sono anch’essi
immaginari, non reali. Nel battito di una ciglia il Jiva attraversa l’illusione
dell’esperienza della morte, dimentica quello che è accaduto prima di ciò e
nella Coscienza Infinita pensa: io sono questo, ecc., io sono suo figlio, io ho
questa età, ecc.
Non c’è
essenziale differenza tra le esperienze di questo mondo e quelle di un altro.
Tutte
queste sono forme-pensiero nella Coscienza Infinita. Sono come due onde dello
stesso oceano. Poiché questi mondi non furono mai creati, non cesseranno mai di
essere; tale è la legge. La loro reale natura è Coscienza.
Proprio
come in un sogno c’è la nascita, la morte e le relazioni, tutte in un tempo
brevissimo; proprio come un amante sente che una singola notte con la sua amata
è un’epoca, il Jiva pensa agli oggetti sperimentati e non sperimentati nel
battito di una ciglia. E immediatamente dopo egli immagina quelle cose, cioè il
mondo, come reali. Anche quelle cose che non ha sperimentato né visto si
presentano di fronte a lui come in un sogno.
Questo
mondo e questa creazione non sono null’altro che memoria o sogno. Distanza,
misure del tempo come un momento e un’epoca, tutte queste sono allucinazioni.
Questa è una sorta di conoscenza: memoria. Ce n’è un’altra che non è basata
sulla memoria della esperienza passata. Questo è l’incontro fortuito di atomi
nella Coscienza che allora producono i loro propri effetti.
La
liberazione è la realizzazione della totale non-esistenza dell’universo in
quanto tale. Questo è diverso dal semplice negare l’esistenza dell’ego e
dell’universo. Quest’ultima è soltanto conoscenza a metà. La liberazione è
realizzare che tutto questo è Pura Coscienza”.
Lila chiese: ’0 Dea, senza precedente allucinazione, com’è stato
possibile la creazione del santo e di sua moglie?’
Saraswati rispose: “Invero, questo è dovuto alla forma-pensiero di Brahma,
il Creatore. Egli stesso non ha forme-pensiero nascoste, cioè memoria, poiché
prima della creazione c’era la dissoluzione e, a quel tempo, il Creatore
conseguì la liberazione. All’inizio di quest’epoca qualcuno assume il ruolo di
Creatore e pensa: Io sono il nuovo Creatore.
Questa è
pura coincidenza, proprio come uno vede un corvo che atterra su una palma e
sembra che la noce di cocco cada a causa di ciò, sebbene questi eventi siano
indipendenti l’uno dall’altro. Naturalmente, non dimenticare che persino se
tutto questo sembra accadere, non c’è creazione. La forma-pensiero o esperienza
soltanto è l’Unica Coscienza Infinita. Non c’è relazione di causa ed effetto.
Causa ed effetto sono soltanto parole, non fatti. L’Infinita Coscienza è per
sempre nell’Infinita Coscienza.”
Lila disse: ‘0 Dea, le tue parole sono veramente illuminanti.
Comunque, poiché non le ho mai sentite prima, la saggezza non è ben radicata.
Desidero vedere la casa originale del santo Vasistha’.
Saraswati rispose: “0 Lila, abbandona questa tua forma e consegui la pura
intuizione spirituale, poiché soltanto Brahman può realmente vedere o
realizzare Brahman. Il mio corpo è fatto di pura luce, di Pura Coscienza. Il
tuo no. Con questo tuo corpo non puoi nemmeno visitare i luoghi della tua
immaginazione ed allora come potrai entrare nel campo dell’immaginazione di un
altro?
Ma se
consegui il corpo di luce immediatamente vedrai la casa del santo. Afferma a te
stessa: Abbandonerò il mio corpo qui e prenderò un corpo di luce. Con quel
corpo, come il profumo dell’incenso, andrò nella casa del santo. Proprio come
l’acqua si mischia con l’acqua diverrai una cosa sola con il campo della
Coscienza.
Con la
persistente pratica di tale meditazione persino il tuo corpo diverrà di Pura
Coscienza e sottile, poiché io vedo persino questo mio corpo come Coscienza.
Tu no,
poiché la tua visione è limitata al mondo della materia. Tale ignoranza sorge
spontaneamente, ma viene dispersa dalla saggezza e dall’indagine.
In
effetti, persino tale ignoranza non esiste. Non c’è né mancanza di saggezza, né
ignoranza; né schiavitù, né liberazione. C’è soltanto l’Unica Pura Coscienza.
Saraswati disse: “Cara Lila, in sogno, il corpo di sogno sembra essere
reale; ma quando c’è un risveglio rispetto al sogno, la realtà di quel corpo
svanisce. Allo stesso modo, il corpo fisico che è sostenuto dalla memoria e
dalle tendenze latenti (vasana) viene visto essere irreale quando esse sono
realizzate essere irreali. Alla fine del sogno si diventa consapevoli del corpo
fisico; alla fine di queste tendenze, si diventa consapevoli del corpo etereo.
Quando il sogno termina, arriva il sonno profondo; quando i semi del pensiero
periscono, c’è la liberazione.
Nella
liberazione i semi del pensiero non esistono: se il saggio liberato sembra
vivere e pensare, è soltanto apparente, come un pezzo di stoffa bruciata che
giace a terra. Questo, comunque, non è come il sonno profondo o l’incoscienza
nei quali i semi del pensiero giacciono nascosti. Per mezzo della pratica
persistente (abhyasa) l’ego viene portato alla quiete. Allora dimorerai
naturalmente nella tua coscienza; e l’universo percepito procederà verso il
punto di scomparsa.
Che cos’è
chiamato pratica? Pensare soltanto a Quello, parlare di Quello, conversare di
Quello l’un con l’altro, suprema dedizione a Quello soltanto – questo è
chiamato abhyasa o pratica dal saggio.
Quando il
proprio intelletto è saturato di bellezza e beatitudine, quando la propria
visione è vasta, quando la passione per i gioimenti dei sensi è assente -
quella è pratica spirituale. Quando si è fermamente stabiliti nella convinzione
che questo universo non è mai stato creato e perciò non esiste come tale e
quando pensieri come: ‘questo è mio, questo sono io’ non sorgono affatto -
questa è abhyasa o pratica. È allora che l’attrazione e la repulsione non sorgono;
il sopraffare l’attrazione e la repulsione con l’uso della forza di volontà è
austerità, non saggezza."
A questo
punto la sera era calata e la corte si disperse. La corte si riunì ancora il
mattino successivo di buon’ora e Vasistha continuò il suo discorso.
Vasistha
riprese: “0
Rama, Saraswati e la regina Lila immediatamente sedettero in profonda
meditazione o Nirvikalpa samadhi. Si erano elevate al di sopra della coscienza
corporea. Poiché avevano abbandonato ogni nozione del mondo, esso era completamente
svanito nella loro coscienza. Si aggiravano liberamente nei loro corpi di
saggezza. Sebbene sembrasse che avessero viaggiato milioni di miglia nello
spazio, esse erano ancora nella stessa stanza, ma in un altro piano di
coscienza.
In breve
videro tutto ciò che era già nella mente di Saraswati e che Saraswati voleva
mostrare alla regina Lila. Alla fine, Lila vide la sua propria casa."
Vasistha continuò: “0 Rama, le due donne allora entrarono nella casa del
santo. L’intera famiglia era immersa nei lamenti. A causa della loro angoscia,
la casa stessa aveva un’atmosfera deprimente.
Per mezzo
della pratica dello yoga della pura saggezza, Lila aveva acquisito quella
facoltà per mezzo della quale i suoi pensieri istantaneamente si
materializzavano. Ella desiderò: “che questi miei parenti vedano me e Saraswati
come se fossimo donne ordinarie”. Così apparvero alla famiglia; ma poiché
emanavano uno splendore sovrannaturale, ciò disperse la depressione che
pervadeva la casa.
Il figlio
maggiore della coppia defunta diede il benvenuto alle due donne considerandole
due angeli della foresta!
Le due donne chiesero al giovane: “Dicci la causa del dolore che
sembra affliggere tutte queste persone.” Il figlio della santa coppia rispose:
“In questa stessa casa viveva un uomo pio e la sua devota moglie, entrambi
dediti ad una vita retta. Recentemente, hanno abbandonato i loro figli e
nipoti, la loro casa ed il loro bestiame e sono ascesi al cielo. Perciò, per
noi questo intero mondo appare vuoto.
Udendo
questo, Lila pose la sua mano sul capo del giovane e istantaneamente egli fu
alleviato del suo dolore. Vedendo ciò, anche tutti gli altri ne furono
sollevati.
Vasistha continuò: “Avendo così benedetto la famiglia del Santo deceduto,
le due donne scomparvero. I membri della famiglia consolati ritornarono alle
loro dimore. Lila si rivolse a Saraswati per porle una domanda. In questo
stato, naturalmente, i loro corpi non erano fatti né di materia come la terra,
né di fattori psichici come il prana, l’energia vitale. Erano come due oggetti
di sogno che conversavano l’un con l’altro.
Lila chiese: “Com’è che siamo state viste da questa mia famiglia e
non fummo viste da mio marito che stava governando un regno quando lo
visitammo?”
Saraswati rispose: “Allora tu ti aggrappavi ancora alla nozione “Io sono
Lila”; adesso hai superato quella coscienza corporea. Sino a che la coscienza
della dualità non è completamente dispersa, non puoi agire nella Coscienza
Infinita e non puoi nemmeno comprenderla. Ma ora, se andrai da tuo marito,
sarai in grado di relazionarti con lui come prima”.
Lila disse: “0 divinità! Fu proprio qui che mio marito era il Santo
ed io ero sua moglie; qui ancora ero la sua regina; qui egli morì e qui ancora
egli governa ora! Ti prego portami dove posso vederlo.” Saraswati disse: “Lila,
tu e tuo marito avete attraversato molte incarnazioni, tre delle quali ora le
conosci. In questa incarnazione, il re è scivolato profondamente nei vincoli
della mondanità e pensa: “io sono il sovrano, io sono forte, io sono felice”.
Sebbene
dal punto di vista spirituale l’intero universo venga sperimentato qui, dal
punto di vista fisico milioni di miglia separano i piani. Nella Coscienza
Infinita, in ogni suo atomo, gli universi vanno e vengono come increspature
nell’oceano.
Lila ricordò: “0 divinità! Sin dal mio emergere come riflesso
nell’Infinita Coscienza ho avuto ottocento nascite. Oggi vedo questo. Sono
stata una ninfa, una donna viziosa, un serpente, un membro di una tribù della
foresta; a causa di azioni malvagie sono diventata un rampicante e per la
vicinanza con i saggi sono diventata la figlia di un saggio; sono diventata un
re e, a causa di azioni malvagie commesse allora, una zanzara, un’ape, un
daino, un uccello, un pesce; ed ancora sono diventata un celestiale, poi una tartaruga,
un cigno e poi ancora una zanzara.
Proprio
come i piatti della bilancia vanno su e giù costantemente, anch’io sono stata
presa nel vortice di questo samsara.”
Rama chiese: “Signore, come è stato possibile per le due donne
viaggiare in distanti galassie dell'universo e come hanno sopraffatto i
numerosi ostacoli sul cammino?”
Vasistha rispose: “0 Rama, dov’è l’universo, dove sono le galassie, dove
sono le barriere? Le due donne rimasero nell’appartamento interiore della
regina. Era là che il santo Vasistha stava governando come il re Viduratha; fu
lui che in precedenza era il re Padma. Tutto questo avvenne nel puro spazio:
non c'è universo, non c'è distanza, non c’è barriera.
Conversando
l’una con l’altra, le due donne emersero dalla stanza e procedettero verso un
villaggio sulla cima di una montagna.
A causa
dell’intensità della sua pratica dello yoga della saggezza, Lila aveva
acquisito piena conoscenza del passato, presente e futuro.
Lila disse a Saraswati: “0 dea, tempo fa ero una donna anziana e vissi
qui. Ero devota in ogni modo alla rettitudine; ma non avevo praticato
l’indagine sulla natura del Sé (chi sono io, che cos’è questo mondo?). Mio
marito era anch’egli un uomo buono, retto ed erudito; ma la sua intelligenza
interiore non era stata risvegliata. Eravamo esemplari nella condotta; e per
mezzo di tale condotta insegnammo agli altri come dovevano vivere.”
In questo
luogo, mio marito ha governato il mondo. A causa del suo forte potere di
volontà e poiché era determinato a diventare presto un grande re, egli è invero
diventato un imperatore nel breve tempo di otto giorni, anche se sembrò fosse
passato lungo tempo.
Proprio
come l’aria si muove non vista nello spazio, allo stesso modo nello spazio di
questa casa, vive mio marito, invisibile. Qui, nello spazio della misura di un
pollice, abbiamo immaginato il regno di mio marito come se fosse un milione di
miglia quadrate.
0 dea,
sicuramente sia mio marito che io siamo Pura Coscienza; tuttavia, a causa del
misterioso potere illusorio di maya, il regno di mio marito sembra abbracciare
centinaia di montagne. Questo è in verità meraviglioso. Desidero entrare nella
capitale dove governa mio marito.”
Vasistha continuò: “La regina Lila si alzò in cielo con Saraswati.
Superarono la regione della stella polare, andarono al di là dei regni dei
saggi perfetti, persino al di là del regno degli dei, di Brahma il creatore, e
dei regni di Shiva e degli antenati e dei liberati. Di là Lila vide che persino
il sole e la luna erano molto al di sotto e che erano a malapena visibili.
Saraswati disse a Lila: “Mia cara, devi andare al di là persino di
questo, all’origine stessa della creazione; tutto ciò che hai visto non sono
altro che particelle emanate da là.” Presto ebbero raggiunto questa origine,
poiché la volontà di coloro la cui coscienza è pura e non velata diventa
adamantina.
Là, Lila
vide che questa creazione era avvolta da strati d’acqua, fuoco, aria e spazio e
al di là di questo c’era Pura Coscienza. Questa suprema, Infinita Coscienza è
pura, pacifica, libera dalle illusioni, stabilita nella Sua propria gloria. In
Essa Lila vide innumerevoli creazioni che fluttuavano come particelle di
polvere nella luce. Le auto-proiezioni dei Jiva dimoranti in quegli universi
davano loro forma e natura.
A causa
dell’essenziale natura di questa Infinita Coscienza, tutti questi continuavano
a sorgere ripetutamente e, per la loro stessa forza pensiero, ritornavano ad
uno stato di tranquillità. Tutto ciò è come lo spontaneo gioco di un bambino.
Vasistha continuò: “Avendo visto tutto questo, Lila vide l’appartamento
interiore del palazzo dove il cadavere del re giaceva sepolto sotto un mucchio
di fiori. Sorse in lei un intenso desiderio di scorgere l’altra vita di suo
marito. Istantaneamente irruppe attraverso la sommità dell’universo ed entrò
nel regno dove suo marito ora regnava.
Allo
stesso tempo, un potente re che governava sulla regione Sindhu stava assediando
il regno di suo marito. Mentre le due donne stavano percorrendo lo spazio, al
di sopra del campo di battaglia, incontrarono innumerevoli esseri celestiali
che si erano riuniti là a testimoniare la battaglia e le gesta dei grandi eroi.
0 Rama,
ancora nel cielo Lila vide le due grandi armate che si avvicinavano l’una
all’altra pronte ad impegnarsi in battaglia e ciò che ne seguì fu una tremenda
carneficina.
Poi calò
la sera e dopo un concilio con i suoi ministri concernente gli eventi del
mattino, il marito di Lila andò a dormire.
Le due
donne viaggiando come un alito d’aria entrarono nell’appartamento dove il re
stava dormendo.
Rama chiese: “Il corpo sembra essere così grande e pesante, come fa
ad entrare attraverso un foro minuscolo?”
Vasistha rispose: ”0 Rama, in effetti è impossibile per colui che è
radicato nell’idea di essere un corpo fisico. È la convinzione interiore “Io
sono il corpo”, che è così ostruito nel suo movimento, che in effetti si
manifesta come tale ostruzione.
Quando
questa è assente, è assente anche quest’ultima. Proprio come l’acqua rimanendo
sempre acqua fluisce all’ingiù ed il fuoco non abbandona la sua natura di
levarsi verso il cielo, la Coscienza rimane per sempre Coscienza, ma colui che
non ha compreso questo, non ne sperimenta la sottigliezza o la sua vera natura.
Come è la
sua comprensione, così è la sua mente, poiché è la comprensione che è la mente;
tuttavia questa direzione può essere cambiata per mezzo di grande sforzo.
In verità,
ovunque, il corpo di tutti è Pura Coscienza, così come lo è il jiva
(l’individuo) e l’universo, e chi conosce realmente questo non ha ostruzioni in
nessun luogo.
0 Rama, la
Coscienza di tutti ha questa natura e potere. Ma nella Coscienza di ognuno c’è
una differente idea del mondo.
Proprio
come l’Essere Cosmico crea l’universo dopo la dissoluzione cosmica, l’individuo
crea il suo proprio mondo dopo la sua morte.”
Ovunque
uno muoia, là quel Jiva, quell’anima, immagina: “Questo è il mondo, questo sono
io”, e credendo di essere nato sperimenta il mondo che non è null’altro che
spazio.
È
anch’egli spazio ma pensa: “Questo è mio padre, questa è mia madre, questa è la
mia ricchezza, io ho fatto questa azione meravigliosa, ahimè ho peccato...”;
immagina: “Sono diventato un bambino ed ora sono diventato un giovane” e vede
tutto questo nel suo cuore.
In questo
modo la percezione illusoria della creazione è avvenuta innumerevoli volte, sta
avvenendo ora ed avverrà nel futuro, poiché tutto questo non è diverso dal
movimento del pensiero che ancora non è indipendente dalla Coscienza Infinita.
In realtà ciò che è attività mentale è Coscienza e quella Coscienza è la
Suprema Verità.”
Vasistha continuò: “Le due donne entrarono nell’appartamento del re come
due divinità, risplendenti come due lune; il re si svegliò e scorgendole le
adorò offrendo loro dei fiori.
Quando
Saraswati chiese al re chi fosse, il ministro le informò che era un discendente
del grande re Ikswaku e che suo padre Naboratha, quando il figlio aveva dieci
anni gli affidò il regno, mentre egli si ritirava nella foresta a condurre una
vita spirituale.
Il nome
del re era Viduratha. Saraswati allora benedisse Viduratha ponendo le sue mani
sul suo capo e lo ispirò a ricordare i fatti delle sue vite precedenti.
Istantaneamente
il re ricordò ogni cosa e chiese a Saraswati: “0 Dea come mai sebbene sia
appena un giorno da quando sono morto, sembra che io abbia vissuto in questo
corpo settanta pieni anni e come mai ricordo tutte le cose avvenute quanto ero
giovane, in questa particolare vita?.”
Saraswati rispose: “0 re, nel momento stesso della tua morte e nel luogo
stesso della tua morte, tutto ciò che stai vedendo qui, si è manifestato. Tutto
questo è dove visse il santo Vasistha, nel villaggio sulla collina, questo è il
suo mondo e in quel mondo c’è il mondo del re Padma e nel mondo del re Padma
c’è il mondo in cui tu sei. Vivendo in esso tu pensi: ‘Questi sono i miei
parenti, questi sono i miei sudditi, questi sono i miei ministri, questi sono i
miei nemici’, pensi che stai governando, che sei impegnato in riti religiosi,
pensi che hai combattuto con i tuoi nemici e che sei stato sconfitto da essi,
tu pensi di vederci, di adorarci e che stai ricevendo l’illuminazione da noi.
Pensi: “Ho
superato ogni dolore e gioisco suprema beatitudine, sarò stabilito nella
realizzazione dell’Assoluto.”
Tutto ciò
non ha avuto bisogno di tempo per accadere, proprio come in un attimo, durante
un sogno, viene svolto il dramma di un’intera vita. In realtà tu non sei nato,
né morirai, poiché tutto questo non è null’altro che l’Infinita Coscienza.
Viduratha chiese: “Allora questi miei ministri non sono esseri
indipendenti? Per la persona illuminata c’è soltanto una Infinita Coscienza e
non c’è nozione di “Io sono” o “Questi sono”.
Saraswati
disse: “Questo universo è soltanto un lungo sogno, il senso dell’ego e anche la
fantasia che ci siano degli altri sono reali quanto oggetti in un sogno; la
sola realtà è l’Infinita Coscienza che è onnipresente, pura, tranquilla,
onnipotente e il cui stesso corpo ed essere è Coscienza Assoluta. Infinita è
reale, tutto ciò che è basato su di Essa acquisisce realtà, sebbene la realtà
sia soltanto quella del Sub-strato.
Dopo aver
impartito questo insegnamento al re, Saraswati lo benedisse e disse: “0 re,
morirai in questa guerra e poi otterrai nuovamente il tuo regno precedente.
Dopo la tua morte in questo corpo andrai nella città precedente con tua figlia
ed i tuoi ministri.”
Vasistha continuò: “Mentre Saraswati stava dicendo questo al re, un
messaggero reale corse ad annunciare che le forze nemiche erano entrate nella
capitale e la stavano distruggendo. Dalla finestra videro che l’intera città
era avvolta in un denso fumo. Il fuoco pioveva dal cielo nella forma di
proiettili fiammeggianti ed altri, pesanti come rocce, si abbattevano sulle
case distruggendole insieme alle strade circostanti.
Il re e
gli altri udirono le invocazioni d’aiuto dei cittadini. Ovunque c’era pianto e
lamento; vincolati dall’attaccamento gli uomini si attardavano nelle case
brucianti cercando mogli e figli. Ogni donna della casa reale venne trascinata
fuori dagli invasori. Piangevano: ‘Ahimè, chi ci aiuterà in questa terribile
situazione?’ Tale è la gloria della sovranità, dei regni e degli imperi.”
Vasistha continuò: “Nel frattempo arrivò la regina. L’attendente la
annunciò al re.
Ella disse: “Vostra Maestà, tutte le altre donne dell’harem sono
state trascinate via dal nemico. Soltanto vostra maestà può riscattarci da
questa indescrivibile calamità.”
Il re si inchinò a Saraswati scusandosi: “Andrò io stesso sul campo di
battaglia, o dea, per affrontare il nemico e mia moglie si occuperà di voi
durante questo tempo”.
L’illuminata
Lila era stupita nel vedere che la regina era una completa replica di se
stessa.
Chiese a Saraswati: “0 divinità, com’è che ella è esattamente come me?
Qualunque cosa fossi nella mia gioventù ella è ora. Qual è il segreto di
questo?
Inoltre,
tutti i ministri qui presenti, sono gli stessi che erano al nostro palazzo.
Sono soltanto un riflesso, oggetti della nostra fantasia o sono esseri
senzienti ed investiti di coscienza?”
Saraswati rispose: “0 Lila, qualunque visione sorga all’interno di se
stessi viene immediatamente sperimentata. La Coscienza, che è il soggetto,
diventa essa stessa, per così dire, l’oggetto della conoscenza. Quando nella
Coscienza sorge l’immagine del mondo, in quello stesso istante esso diventa
tale. Il tempo, lo spazio, la durata e l’oggettività non sorgono dalla materia
poiché sarebbero materiali.
Ciò che si
riflette nella propria coscienza risplende anche all’esterno. Ciò che è
considerato il reale mondo oggettivo sperimentato nello stato di veglia non è
più reale di quello sperimentato durante il sonno.
Durante il
sonno il mondo non esiste e durante lo stato di veglia il sogno non esiste.
Allo
stesso modo, la morte contraddice la vita; vivendo, la morte è non-esistente e
nella morte la vita è non-esistente. Non si può dire che l’uno o l’altro siano
reali né irreali, si può solo dire che solo il loro Sub-strato è reale.
L’universo
esiste in Brahman soltanto come una parola, un’idea. Non è reale, né irreale.
Proprio come un serpente visto nella corda. Così è l’esistenza del Jiva. Questo
Jiva sperimenta i suoi stessi desideri. Immagina di sperimentare ciò che ha
sperimentato prima ed altre sono nuove esperienze. A volte sono simili, a volte
dissimili.
Tutte
queste esperienze, sebbene siano essenzialmente irreali, sembrano reali. Tale è
la natura di questi ministri e degli altri. Allo stesso modo questa Lila esiste
come il prodotto del riflesso nella Coscienza. Così siamo tu, io e tutti gli
altri. Sappi questo e riposa in pace.”
La seconda Lila disse a Saraswati: “0 divinità, ero solita adorare
Saraswati ed ella era solita apparirmi nei sogni. Tu sembri esattamente come
lei. Presumo che tu sia Saraswati. Umilmente ti chiedo di concedermi un dono:
quando mio marito morirà sul campo di battaglia, che io possa accompagnarlo in
qualunque regno egli vada, in questo stesso mio corpo.”
Saraswati rispose: “0 cara donna, mi hai adorato a lungo con intensa
dedizione, perciò ti concedo questo dono.”
La prima Lila disse allora a Saraswati: “In verità le tue parole non
falliscono mai, i tuoi desideri sempre si avverano. Ti prego, dimmi perché non
mi permetti di viaggiare da un piano di coscienza ad un altro con lo stesso
corpo:”
Saraswati
rispose: “Mia cara Lila, io realmente non faccio nulla per nessuno: ogni Jiva
guadagna ilproprio stato per mezzo delle sue azioni. Io sono semplicemente la
divinità che presiede all’intelli-genza di ogni essere. Io sono il potere della
sua Coscienza e la sua forza vitale.
Qualunque
forma l’ energia dell’essere vivente assuma in se stessa, quella sola giunge a
fruizione nel corso del tempo. Tu hai desiderato la liberazione e l’hai
ottenuta. Puoi considerarla il frutto della tua austerità o dell’adorazione
della divinità, ma è la Coscienza soltanto che ti dona il frutto; proprio come
il frutto che sembra cadere dal cielo in realtà cade dall’albero.”
Vasistha continuò: “Intanto il re Vidhurata salì sul suo splendente
cocchio e avanzò verso il campo di battaglia. Sfortunatamente, non aveva
valutato bene la sua forza effettiva e quella del nemico, fino al momento in
cui vi si scontrò. Le due Lila, Saraswati e la principessa che aveva ricevuto
la benedizione di Saraswati, stavano osservando la terribile guerra dal loro
appartamento nel palazzo.
La seconda
Lila chiese a Saraswati: ‘0 dea, dimmi per favore perché, sebbene sia stato
benedetto da te, mio marito non può vincere la battaglia?’
Saraswati rispose: ‘Senza dubbio, io fui adorata dal re Vidhurata per un
tempo considerevole, ma egli non pregò per ottenere la vittoria in battaglia.
Essendo la Coscienza che dimora nell’intelligenza di ogni persona, io dono ad
ognuno quello che cerca. Qualunque cosa un individuo mi chieda, io gli porto
quel frutto. È semplicemente naturale che il fuoco fornisca calore. Egli ha
chiesto la liberazione e otterrà la liberazione. D’altra parte, il re di Sindhu
mi ha adorato per ottenere vittoria in battaglia, perciò il re Vidhurata verrà
ucciso in battaglia e si unirà a te, poi, a tempo debito, conseguirà la
liberazione. Il re di Sindhu vincerà la guerra e governerà il paese come
monarca vittorioso”.
Vasistha continuò: “Circondati ognuno da migliaia di soldati, i due re
combatterono uno contro l’altro.
Mentre
combattevano, le loro armate guardavano ammutolite. Ad un certo punto in cui
sembrava che Vidhuratha stesse vincendo, la seconda Lila era molto compiaciuta,
indicando il fatto a Saraswati. Ma l’attimo successivo si poté vedere il nemico
indenne. Per ogni arma mortale dell’uno, l’altro contrapponeva un’arma
altrettanto potente. L’arma che crea la depressione veniva contrastata
dall’arma che ispira i guerrieri; l’arma a forma di serpente aveva il suo
antidoto; l’arma dell’acqua veniva contrastata dall’arma del fuoco e l’arma
Vishnu venne usata da entrambe le parti. I due re persero i loro veicoli e
continuarono a combattere a terra.
Mentre
Vidhuratha stava per sahre su un nuovo veicolo, venne abbattuto dal re di
Sindhu.
Vedendo
Vidhuratha cadere, la seconda Lila cadde inconscia.
La prima Lila disse a Saraswati: ‘0 dea, vedi, questo mio marito
sta per abbandonare il corpo!’
Saraswati
disse: ‘Mia cara, questa terribile guerra, la distruzione e la morte, sono
reali come un sogno. Tutto questo è avvenuto nella casa del santo Vasistha
sulla cima della collina. In effetti l’intero universo si trova lì, poiché
all’interno della casa del santo c’è il mondo del re Padma e all’interno del
palazzo di quel re, in quel mondo, c’è tutto quello che hai visto qui.
Tutto
questo è semplice fantasia, allucinazione. Ciò che esiste è la Suprema Realtà,
che non è né creata, né distrutta; è quell’Infinita Coscienza che viene percepita
dall’ignorante come l’universo.
La Lila
che era caduta inconscia aveva già raggiunto quel mondo in cui il corpo di suo
marito Padma giaceva.
Lila chiese: ‘0 dea, dimmi, come mai ella è già là e che cosa le
stanno dicendo le persone?’
Saraswati
rispose: ‘Proprio come entrambe voi siete gli oggetti sognati dal re, allo
stesso modo, il re stesso e io siamo oggetti di sogno. Chi sa questo smette di
cercare oggetti di percezione. Nella Coscienza Infinita ci siamo creati
reciprocamente nella nostra fantasia. L’altra Lila giovane era invero te
stessa. Ella mi adorò e pregò di non rimanere mai vedova, perciò, prima che il
re Vidhuratha morisse, ella abbandonò questo luogo. Mia cara, siete tutti
Coscienza Cosmica individualizzata, ma io sono la Coscienza Cosmica e faccio
accadere tutte queste cose’.”
Vasistha continuò: “Nella Coscienza Infinita si trovano innumerevoli
universi che non conoscono l’esistenza l’uno dell’altro.
La seconda
Lila entrò in uno di quegli universi in cui giaceva il corpo del re Padma, coperto
con un mucchio di fiori. Attraversò le regioni degli dei ed entrò nel palazzo
della città in cui il corpo giaceva. Naturalmente, Lila, che aveva un corpo
etereo, composto da pensiero materializzato, sperimentò tutto questo
all’interno di se stessa. Ella riconobbe il re come suo marito e pensò che,
essendo morto di una morte gloriosa sul campo di battaglia, fosse asceso al
cielo degli eroi.
Pensò:
‘Per la grazia di Saraswati ho fisicamente raggiunto questo luogo, sono la
persona più benedetta!’ e cominciò a fare vento al corpo del re.
Ma non
poté andare con il corpo fisico nel nuovo regno, perché la luce non può
coesistere con l’oscurità e finché in se stessi c’è la cieca nozione
dell’ignoranza, la saggezza non albeggia.
Si può,
nell’ignoranza, scorgere un serpente nella corda, ma la corda non può
comportarsi come un serpente.
Saraswati disse: ‘Soltanto colui che è arrivato alla saggezza può
ascendere ai regni eterei, o Lila, non altri. Questa Lila non possiede una tale
saggezza, perciò ella ha solo fantasticato di aver raggiunto la città dove
giace suo marito.’
La Lila illuminata disse: ‘Che sia come dici, o dea! Ma,
per favore, dimmi, com’è che gli oggetti acquisiscono le loro caratteristiche:
il fuoco il calore, il ghiaccio la freschezza, la terra la solidità? Come
nacque, inizialmente, l’ordine del mondo? E la nascita e la morte?’
Saraswati rispose: ‘Mia cara, durante la dissoluzione cosmica rimase
soltanto l’Infinito, Brahman. Questo Infinito, essendo della natura della
Coscienza sente: “Io sono” e poi: “Io sono un atomo di luce”, così sperimenta
la verità di quell’affermazione in Se stesso. Fantastica anche sull’esistenza,
in Se stesso, delle diverse creature e poiché la sua natura è Pura e Assoluta
Coscienza, quella fantastica creazione sembra una creazione reale, con oggetti
dalle caratteristiche diverse in perfetta sintonia con la fantasia della
Coscienza Infinita.
Qualunque
cosa, comunque e dovunque sia stata concepita o fantasticata dalla Coscienza
Infinita durante quella prima creazione è rimasta, in quella maniera e con
quelle caratteristiche, persino ora. Così fu portato in essere un ordine
definito. In effetti, quest’ordine è inerente alla Coscienza Infinita. Tutti
questi oggetti e le loro caratteristiche erano potenzialmente presenti in Essa
anche durante la dissoluzione cosmica. In che cos’altro potevano dissolverai?
Inoltre, come può qualcosa diventare nulla?
L’oro che
appare come braccialetto, non può diventare completamente senza forma. Quindi,
sebbene tutti gli elementi di questa creazione siano il Vuoto Supremo, tuttavia
qualunque elemento sia stato concepito all’inizio, con qualunque
caratteristica, quest’ordine ha perdurato finora. Tutto questo esiste soltanto
dal punto di vista relativo, poiché l’universo non è stato affatto creato e
qualunque cosa esiste è la Coscienza Infinita e null’altro. È della natura
dell’apparizione sembrare reale, anche se è irreale.
Questo è
l’ordine (Niyati) dell’universo che nulla finora è stato in grado di alterare.
L’Infinita Coscienza stessa pensò a tutti questi elementi all’interno di Se
stessa e li sperimentò in Se stessa; quell’esperienza sembra essersi
materializzata”.
Saraswati continuò: “Secondo l’ordine che esisteva nella prima creazione,
gli esseri umani erano provvisti di una durata di vita di cento, duecento,
trecento o quattrocento anni. L’abbreviarsi o l’allungarsi della durata della
vita dipende dalla purezza o dall’impurità dei seguenti fattori: paese, tempo,
attività e materiali usati e consumati. Colui che aderisce alle ingiunzioni
delle scritture, gioisce la durata di vita garantita da quelle scritture. Così
la persona vive una vita lunga o breve e raggiunge la sua fine.
La Lila illuminata disse: ‘0 dea, gentilmente illuminami
sulla morte. È piacevole o spiacevole? Che cosa accade dopo la morte?’
Saraswati disse: ‘Ci sono tre tipi di esseri umani, mia cara: lo sciocco,
quello che pratica la concentrazione e la meditazione e lo yogi. Gli ultimi due
tipi di esseri umani abbandonano il corpo per mezzo della pratica dello yoga della
concentrazione e della meditazione, a loro volontà e piacere.
Ma lo
sciocco che non ha praticato la concentrazione e la meditazione, essendo alla
mercé di forze esterne a se stesso, sperimenta una grande angoscia
all’avvicinarsi della morte. Questo sciocco prova una terribile e bruciante
sensazione. Il suo respiro diventa difficile ed affannoso. Il suo corpo perde
colorito, entra in un
buio
intenso e vede le stelle durante il giorno. La sua visione diventa confusa:
vede la terra come lo spazio ed il cielo come la solida terra. Sperimenta tutti
i tipi di sensazioni deliranti: quella di cadere in un pozzo, di entrare in una
pietra, di guidare un veicolo veloce, di sciogliersi come la neve, di essere
trascinato con una corda, di fluttuare come un filo d’erba. Desidera esprimere
la sua sofferenza ma è incapace di farlo. Gradualmente i suoi sensi perdono il
loro potere ed è incapace persino di pensare. Perciò sprofonda nell’ignoranza.”
“Quando il
respiro vitale non fluisce liberamente la persona cessa di vivere. Ma tutto
questo è immaginario. Come può la Coscienza Infinita cessare di essere? La
persona non è null’altro che Infinita Coscienza. Chi muore e quando? A chi
appartiene questa Coscienza Infinita e come? Anche quando milioni di corpi
muoiono, questa Coscienza esiste indiminuita.”
Quando
cessa il respiro vitale, il corpo è detto essere morto o inerte. Il respiro
vitale ritorna alla sua sorgente, aria, e la Coscienza, liberata dalla memoria
e dalle tendenza rimane come il Sé, Pura.
Quella
particella atomica eterea in cui rimangono queste memorie e tendenze è
conosciuta come il Jiva, ed essa rimane là nello spazio dove è il corpo morto.
Ora il Jiva è chiamato preta, cioè anima defunta.
Quel Jiva
adesso abbandona le sue idee e ciò che aveva visto fino ad allora e percepisce
altre cose, come in sogno o nella fantasticheria. Dopo un momentaneo intervallo
di incoscienza il Jiva comincia a fantasticare di vedere un altro corpo, un
altro mondo ed un’altra durata di vita.
Nel caso
di qualcuno tra i peggiori peccatori, il momentaneo intervallo della coscienza
può durare un tempo considerevole. Attraversano terribili sofferenze
nell’inferno e rinascono in innumerevoli specie viventi prima di vedere la fine
della loro agonia. Possono esistere persino come alberi per lungo tempo. I medi
tra i peccatori soffrono anch’essi un intervallo di coscienza per un tempo
considerevole e poi nascono come vermi ed animali. I peccatori minori rinascono
presto come esseri umani. I migliori tra i giusti ascendono al cielo e là
gioiscono. Più tardi nascono in buone e prospere famiglie sulla terra. Persino
i giusti, tra i defunti, dopo avere gioito tali piaceri celestiali, devono
attraversare i regni dei semi-dei, per soffrire le sofferenze delle iniquità
che possono avere commesso”.
Saraswati continuò: “Tutte queste anime defunte sperimentano in loro stessi
i frutti delle loro azioni passate. Dapprima c’è la nozione “sono morto” e poi
“sono portato via dai messaggeri del dio della morte”.
I giusti
fantasticano di essere portati in cielo e gli ordinari peccatori fantasticano
di risiedere nella corte del dio della morte dove essi vengono processati e
giudicati per la loro vita passata.
Allora il
Jiva fantastica: ‘Il dio della morte mi ha mandato in cielo (o all’inferno) ed
ho gioito (o sofferto) i piaceri (o le torture) del cielo (o dell’inferno) e
sono nato come animale, ecc. così come ordinato da lui’.
In quel
momento il Jiva entra nel corpo maschile attraverso il cibo. Viene poi
trasferito al femminile e consegnato in questo mondo dove nuovamente attraversa
la vita secondo il frutto delle azioni passate. Là cresce e declina come la
luna. Una volta ancora attraversa la senilità e la morte. Questo procede
ripetutamente sino a che il Jiva è illuminato dalla conoscenza del Sé.”
Quando il
respiro vitale entra nei corpi e comincia a vibrare nelle loro varie parti è
detto che quei corpi sono viventi. Tali corpi viventi esistevano fin
dall’inizio della creazione. Quando quei corpi in cui il respiro vitale dopo
essere entrato non vibrò furono conosciuti come alberi e piante. È invero una
piccolissima parte dell’Infinita Coscienza che diventa l’intelligenza di questi
corpi”.
Saraswati continuò: “Quando quell’intelligenza che è parte della Coscienza
Infinita fantasticò di essere un albero, o una roccia, o l’erba e divenne tutto
ciò. Non c’è distinzione tra il senziente e l’insenziente, tra l’inerte e
l’intelligente.
Non c'è
alcuna differenza nell’essenza delle sostanze, poiché l’Infinita Coscienza è
presente ovunque ugualmente. Le differenze sono dovute soltanto
all’intelligenza che si identifica con differenti sostanze. La stessa Infinita
Coscienza è conosciuta con nomi diversi in queste differenti sostanze.
L’Intelligenza
che è parte della Coscienza Infinita è ovunque ed è ogni cosa.
Qualunque
cosa quell’Intelligenza abbia pensato di Se stessa lo è diventata all’inizio
stesso della creazione e così è rimasto sin d’allora: pensò di essere spazio,
pensò di essere insenziente, pensò Se stessa come essere senziente.
Vasistha continuò: “Nel frattempo il respiro vitale lasciò il corpo del re
Vidhurata. Proprio come gli uccelli abbandonano un albero che sta per cadere,
la sua intelligenza si levò nello spazio in forma eterea. Lila e Saraswati
videro questo e la seguirono. In pochi attimi, quando il periodo dell’incoscienza
post-mortem giunse a termine, quella forma eterea divenne conscia ed il re
fantasticò di vedere persino la forma grossolana che era stata messa sulla pira
funeraria per i riti funebri dai suoi parenti.
Con questo
egli viaggiò verso il sud e raggiunse la dimora del Dio della morte che
dichiarò che il re non aveva commesso nessuna azione peccaminosa ed ordinò ai
suoi messaggeri di lasciarlo entrare nel suo corpo precedente di Padma, che
giaceva imbalsamato. Istantaneamente il Jiva di Vidhurata arrivò all’altro
universo in cui giaceva il corpo di Padma e raggiunse il palazzo. Ovviamente
Vidhurata era rimasto collegato al corpo di Padma attraverso il senso dell’ego
di quest’ultimo, proprio come un uomo che viaggia in paesi lontani è ancora
attaccato al luogo dove ha sepolto il suo tesoro”.
Rama chiese: “0 Signore, se i propri parenti mancano di eseguire i
riti funebri adeguatamente, come può uno allora ottenere la forma eterea?”
Vasistha rispose: “Che i riti funebri siano stati adeguatamente eseguiti
o meno, se il defunto crede che essi siano stati eseguiti ottiene il beneficio
della forma eterea. Questa è una verità ben conosciuta. Comunque sia la propria
coscienza, quello si è. Le cose, oggetti o sostanze, vengono in esistenza a
causa del proprio pensiero o idea e il pensiero sorge dalle cose. Il veleno si
tramuta in nettare attraverso la propria fantasia o fede.
Allo
stesso modo, un oggetto o sostanza irreale diventano reali quanto tale intensa
fede è presente. Se i riti funebri vengono eseguiti dai propri parenti con la
giusta fede ciò aiuta l’intelligenza dell’anima dipartita, a meno che
quest’ultima non sia tremendamente oscurata.
Ma
ritorniamo al palazzo del re Padma.
Come ho
detto, Lila e Saraswati rientrarono in quel bellissimo palazzo, nella stanza in
cui era stato tenuto il corpo imbalsamato di Padma. Tutti gli attendenti reali
erano profondamente addormentati”.
Vasistha continuò: “Là, seduta vicino al corpo del re Padma videro la
seconda Lila che stava devotamente facendo vento al re. La prima Lila e
Saraswati la videro ma ella non le vide”.
Rama chiese: “Era stato detto che la prima Lila aveva
temporaneamente lasciato il suo corpo vicino al re e aveva viaggiato con
Saraswati in corpo etereo. Ma ora, il corpo della prima Lila non viene
menzionato affatto”.
Vasistha rispose: “Quando la prima Lila divenne illuminata, l’egocentrica
fantasia del suo reale essere etereo abbandonò il suo legame con la forma
fisica grossolana, che si sciolse come neve. In effetti, era l’ignorante
fantasia di Lila che la faceva apparire come se avesse un corpo fisico. Era
come se uno sognasse e pensasse “io sono un daino”. Nel risvegliarsi e nello
scoprire che il daino manca, va forse a cercarlo?
Questa
fantastica convinzione che l’irreale sia reale è profondamente radicata a causa
di immaginazione ripetuta. Anche senza distruggerla uno può muoversi da un
corpo etereo ad un altro, proprio come in sogno si può assumere una forma dopo
l’altra senza abbandonare la precedente.
Il corpo
dello yogi è in verità invisibile, etereo, anche se appare essere visibile agli
occhi dell’ignorante. È l’ignorante che a causa della sua ignoranza pensa e
dice “questo yogi è morto”; poiché, dov’è il corpo? Che cosa esiste? Che cosa
muore? Quello che è rimane, soltanto l’illusione svanisce”.
Rama chiese: “Signore, il corpo fisico di uno yogi allora diventa un
corpo etereo?”
Vasistha rispose: “Quante volte te l’ho detto, Rama e tuttavia non lo
afferri. Esiste soltanto il corpo etereo. A causa di persistente fantasia
sembra essere collegato ad un corpo fisico. Proprio come un uomo ignorante che
pensa di essere il corpo fisico, quando muore ed il corpo viene cremato, ha un
corpo sottile, allo stesso modo lo yogi nel conseguire l’illuminazione, vivendo,
ha un corpo etereo.
Il corpo
fisico è soltanto la creazione della propria fantasia ignorante e non è reale.”
Vasistha continuò: “Nel frattempo Saraswati impedì al Jiva di Vidhurata di
entrare nel corpo del re Padma.
La Lila illuminata chiese a Saraswati: “0 Dea, dal tempo in cui sono
seduta qui in contemplazione fino ad ora, quanto tempo è trascorso?”
Saraswati rispose: “Mia cara, è un mese da quando sei entrata in
contemplazione. Durante i primi quindici giorni il tuo corpo, a causa del
calore generato dal pranayama, divenne vapore. Poi divenne come una foglia
secca e cadde. Poi divenne rigido e freddo. I ministri allora pensarono che
anche tu eri morta e cremarono quel corpo. Ora, a causa del tuo stesso
desiderio appari qui nel tuo corpo etereo. In te non ci sono memorie della vita
passata, né tendenze latenti portate dall’incarnazione precedente.
Oggi è il
trentunesimo giorno e tu sei qui. Vieni, riveliamoci a quest’altra Lila”.
Quando la seconda Lila li vide di fronte a lei, cadde ai loro piedi e li adorò.
Saraswati le chiese: “Dicci come sei giunta qui”.
La seconda Lila rispose: “Quando svenni nel palazzo di Vidhurata non
seppi nulla per qualche tempo. Poi vidi che il mio corpo sottile si alzava in
cielo ed era seduto in un veicolo aereo che mi portò qui e vidi che Vidhurata
giaceva qui addormentato in un giardino di fiori. Pensai che fosse affaticato
dalla battaglia e, senza disturbarlo, gli feci vento”.
Saraswati
lasciò che il Jiva di Vidhurata entrasse nel corpo. Il re immediatamente si
risvegliò, come da un profondo sonno.
Il re chiese alla Lila illuminata: “Chi sei tu? Chi è lei? E da
dove è giunta?”
L’illuminata rispose: “Signore, io sono tua moglie nella tua
precedente incarnazione e la tua costante compagna. Questa Lila è la tua altra
moglie. Ella è il mio riflesso, creato da me per il tuo piacere e colei che è
seduta su un trono d’oro è la dea Saraswati stessa. È qui a causa della tua
grande buona fortuna”.
Udendo
questo il re si sedette e salutò Saraswati. Saraswati lo benedisse con lunga
vita, ricchezza ed illuminazione.”
Vasistha continuò: “Dopo aver concesso ciò al re, Saraswati svanì. Il re e
la regina si abbracciarono teneramente. Gli attendenti reali che stavano
proteggendo il corpo del re si risvegliarono e si rallegrarono che il re fosse tornato
in vita. Ci fu grande gioia nel regno. Le persone lontane e vicine si
raccontarono a lungo come la regina Lila fosse tornata dall’altro mondo con
un’altra Lila come dono per il re. Il re udì dalla Lila illuminata tutto quello
che era avvenuto durante il mese precedente. Continuò a governare e a
gioire le benedizioni dei tre mondi attraverso la grazia di Saraswati, che
senza dubbio aveva guadagnato con il proprio sforzo.
0 Rama,
questa che ti ho narrato in dettaglio è la storia di Lila.
La
contemplazione di questa storia rimuoverà dalla tua mente anche la mirra fede
nella realtà di ciò che viene percepito.
In verità,
se soltanto ciò che è vero può essere rimosso, come può uno rimuovere ciò che è
irreale? Non c’è nulla da rimuovere, poiché tutto questo appare solo nei tuoi
occhi. La terra, ecc. non è altro che l’Infinita Coscienza e se qualcosa è
stato creato, anche questo è avvenuto a causa Sua, all’interno di Se stessa;
ogni cosa è così com’è, nulla è mai stato creato; tu puoi dire che ciò che
appare essere è la creazione di Maya, ma persino Maya stessa non è reale.
Rama disse: “Signore, quale grande visione della Verità Ultima mi
hai dato! Ma, o saggio, ti prego, spiegami il mistero del tempo: nella storia
di Lila qualche volta un’intera vita fu spesa in otto giorni, qualche volta in
un mese, sono perplesso. Ci sono differenti misure di tempo in differenti
universi?”
Vasistha rispose: ”Rama, qualunque cosa uno pensi all’interno di se
stesso, quello solo viene sperimentato da lui; persino il nettare viene
sperimentato come veleno da colui che lo considera veleno; i nemici diventano
amici in relazione alla propria attitudine interiore.
Per una
persona sofferente una notte è un’epoca, ed una notte di gioia passa in un
momento.
Nel sogno,
un momento non è differente da un’epoca, una vita di Manu non è altro che
un’ora e mezza di Brahma; il tempo della vita di Brahma è un giorno di Vishnu e
la durata della vita di Vishnu è un giorno di Shiva.
Ma per il
saggio la cui coscienza ha sopraffatto le limitazioni, non c’è né giorno, né
notte”.
Lo yogi sa
che cambiando l’angolo di visione e con la persistente pratica, uno può
sviluppare il gusto per lo studio delle scritture e per il japa, ecc. che prima
non era interessante.
Poiché
queste qualità non sono negli oggetti, ma soltanto nel proprio pensiero. L’uomo
ignorante pensa che queste qualità dimorino negli oggetti.
Un uomo
ubriaco vede lo spazio vuoto dove c’è un muro e crede di essere in movimento
quando è fermo. Questo mondo non è altro che una mera vibrazione della
Coscienza nello spazio.”
Rama chiese: ”Signore, com’è che il re e i cittadini sperimentarono
gli stessi fatti oggettivi?”
Vasistha rispose: ”Questo è perché l’intelligenza di tutti i Jiva è
basata sull’unica Infinita Coscienza, o Rama. Anche i cittadini pensavano che
egli fosse il loro re.
Le
vibrazioni pensiero sono naturali ed inerenti alla Coscienza Infinita e non
sono motivate; proprio come è naturale per un diamante scintillare,
l’intelligenza del re pensa:” Io sono il re Viduratha” e così tutti gli esseri
nell’universo. Se la propria intelligenza è stabilita in questa verità
concernente l’Infinita Coscienza, essa raggiunge il supremo stato di
liberazione.
Questo
dipende dall’intensità del proprio sforzo; un uomo viene trascinato in due
diverse direzioni: verso la realizzazione di Brahman (l'Assoluto) o verso
l’ignorante accettazione della realtà del mondo. Ciò che egli si sforza di
realizzare con grande intensità, prevale”.
Rama chiese: “0 signore, ti prego, dimmi ancora brevemente. Come
sorge l’illusione delle nozioni ‘Io’ e del ‘mondo’, inizialmente, senza alcuna
causa?”
Vasistha rispose: “Come non c’è divisione tra un braccialetto e l’oro di
cui è costituito e tra le onde e l’acqua, così non c’è divisione tra l’universo
e la Coscienza Infinita. L’universo, come tale, non è la Coscienza Infinita;
proprio come il braccialetto è fatto d’oro, ma l’oro non è fatto di
braccialetto. Come facciamo riferimento ad un uomo e ai suoi arti come ad una
sola cosa, così facciamo riferimento alla Coscienza Infinita come a tutti gli
esseri.
Questo non
implica una divisione in Essa. In quell’Infinita Coscienza c’è un’intrinseca
non ricognizione della Sua infinita natura che sembra manifestarsi come io e il
mondo. Come in un mare calmo le onde esistono nel loro stato potenziale, il
mondo esiste nel suo stato potenziale come una nozione nella Coscienza Infinita
e questo è conosciuto come la Sua creazione.
La parola
creazione non ha altre connotazioni; nessuna creazione avviene nell’Essere
Supremo o Coscienza Infinita e la Coscienza Infinita non è coinvolta nella
creazione. Esse non si ergono in una relazione divisa una con l’altra. Questa
Infinita Coscienza, per così dire, pondera la sua stessa intelligenza nel suo
cuore, sebbene non sia differente da essa, come il vento non è differente dal
suo movimento.
In quello
stesso momento, quando c’è una divisione irreale, immaginaria, in quella
Coscienza sorge la nozione di spazio, che a causa del potere della Coscienza
appare come l’elemento conosciuto come spazio o etere. Quest’ultimo si crede
l’aria e poi il fuoco. Da questa nozione sorge l'apparizione del fuoco e della
luce. Questo trattiene la nozione dell’acqua, con la sua intrinseca facoltà del
gusto e questa crede di essere la terra con la sua intrinseca facoltà dell’odorato
e la sua caratteristica di solidità. Così gli elementi dell’acqua e della terra
sembrano essersi manifestati”.
Vasistha continuò: “Allo stesso tempo, la stessa Infinita Coscienza
mantenne in Se stessa la nozione di un’unità di tempo uguale a un milionesimo
di un battito di ciglia e da questo si evolse la misura del tempo, fino ad
arrivare ad un mahakalpa, che consiste di parecchie rivoluzioni di quattro
yuga, cioè la durata di una creazione cosmica.
L’Infinita
Coscienza stessa non è coinvolta in questo, poiché è priva di sorgere e
tramontare, essenziali per tutte le misure di tempo ed è priva di un inizio, di
un mezzo e di una fine. Quell’Infinita Coscienza è la Realtà sempre vigile ed
illuminata.
Quando si
realizza che la Coscienza è l’Assoluto Brahman, allora la si sperimenta come
tutto, come una sola energia che dimora in tutti gli arti. Si può dire che
questa apparizione del mondo è reale solo nella misura in cui è la
manifestazione della Coscienza. Ma nell’ignoranza sembra diversa ed
indipendente da Brahman.
Non esiste
una causa per l’esistenza del mondo come puro riflesso nell’Assoluto Brahman;
quando c’è la nozione della creazione, essa sembra esistere e quando attraverso
lo sforzo personale viene la comprensione della non creazione, non c’è mondo. Nulla
è mai stato creato in nessun dove e in nessun tempo e nulla nemmeno giunge
quindi alla fine.
L’Assoluto
Brahman è tutto: Pace Suprema, Non Nato, Pura Coscienza e Permanente. Mondi
all’interno dei mondi appaiono in ogni atomo. Quale può essere la causa e come
sorgono? Come e quando ci si allontana dalla nozione di ‘io’ e del ‘mondo’ si è
liberati. La nozione di ‘io sono questo’ è la sola schiavitù.
Coloro che
conoscono l’Infinita Coscienza come il Senza Nome, il Sub-Strato senza forma
dell'universo, ottengono vittoria su questo ciclo di nascite e morti.
Rama chiese: “È evidente che esiste Brahman soltanto, o saggio. Ma
allora, perché persino saggi e uomini di saggezza esistono in questo mondo come
se fosse ordinato da Dio e che cos’è Dio?”
Vasistha rispose: “Esiste, o Rama, il Potere o Energia della Coscienza
Infinita che è in costante movimento. Quello solo è la realtà di tutti gli
inevitabili eventi futuri, poiché penetra tutte le epoche del tempo. È per
mezzo di quel Potere che la natura di ogni oggetto nell’universo è stabilita.
Quel
Potere, Chit-Shakti, è conosciuto anche come Mahasapta (la grande esistenza),
Mahachiti (la grande intelligenza), Mahashakti (il grande potere), Mahadristhi
(la grande visione), Mahakriya (la grande azione), Mahobhava (il grande
divenire), Mahaspanda (la grande vibrazione).
È questo
Potere che investe ogni cosa della sua qualità caratteristica, ma questo Potere
non è diverso o indipendente dall’Assoluto Brahman. È reale quanto un dolce che
fluttua nel cielo. I saggi fanno una distinzione verbale tra Brahman ed il
Potere e dichiarano che la creazione è l’ opera di quel Potere. La distinzione
è verbale proprio come quando si parla del corpo come di un intero e delle sue
parti.
La
Coscienza Infinita diventa consapevole del suo inerente Potere proprio come uno
diventa consapevole degli arti del suo corpo. Tale Consapevolezza è conosciuta
come Niyati, il Potere dell'Assoluto che determina la natura delle
"cose". È anche conosciuto come Daiva o dispensazione divina.
Che tu mi
ponga queste domande è stabilito da Niyati e che tu agisca in base al mio
insegnamento è anche ordinato da Niyati. Se uno dice ‘Il Divino mi nutrirà” e
rimane ozioso, anche questa è l’opera di Niyati.
Ma gli
uomini saggi non dovrebbero abbandonare lo sforzo personale a causa di ciò
poiché Niyati funziona solo attraverso lo sforzo individuale. Questo Niyati ha
due aspetti: umano e sovrumano.
Il primo
si vede quando lo sforzo porta frutto e l’altro quando non porta frutto. Se uno
rimane ozioso dipendendo da Niyati per ogni cosa, presto scopre che la sua vita
se ne va, poiché la vita è azione. Egli può, intrattenendo il più alto stato
superconscio, fermare il respiro e conseguire la liberazione, ma allora questo
è in effetti il più grande sforzo personale. È solo la Coscienza Infinita che
appare differentemente in veri luoghi ed aspetti. Non c’è divisione tra quella
Coscienza ed il suo Potere, proprio come non c’è differenza tra l’acqua e
l’onda.”
Rama chiese: “Come mai il Jiva acquisisce un’apparente realtà in
questa unità senza secondo?”
Vasistha rispose: “Questo fantasma sorge solo nella mente dell’ignorante.
Il Jiva è
come una piccola agitazione sulla superficie dell’oceano di Brahman.
Quando in
quella leggera agitazione l’illimitatezza della Coscienza Infinita è velata, la
limitazione della Coscienza sembra sorgere. Anche questo è inerente a quella
Infinita Coscienza e quella limitazione della Coscienza è conosciuta come il
Jiva. Proprio come quando una scintilla giunge in contatto con della paglia e
si espande come una fiamma indipendente, così questa limitazione della
Coscienza quando è nutrita dalle latenti tendenze e dalle memorie si condensa
in egoità.
Questa
egoità non è una solida realtà ma il Jiva la considera reale, come il blu del
cielo. Quando l’egoità comincia ad intrattenere le proprie nozioni dà origine
al materiale della mente, il concetto di un Jiva indipendente e separato,
mente, maya o illusione cosmica, natura cosmica, ecc.
L’intelligenza
che intrattiene queste nozioni fantastica sui naturali elementi: la terra,
l’acqua, il fuoco, l’aria e lo spazio. Associata a questi, la stessa
intelligenza diventa una piccola scintilla, sebbene in verità sia la Luce
Cosmica. Allora si condensa in forme innumerevoli.
Da qualche
parte diventa un albero, da qualche parte un uccello, da qualche parte un
fantasma, da qualche parte un semi-dio.
La prima
di tali modificazioni diventa il creatore Brahma e crea gli altri con il
pensiero e la volontà. Così il Jiva, il karma, Dio e tutto il resto è soltanto
la vibrazione nella Coscienza.
La
creazione non è altro che agitazione nella Coscienza ed il mondo esiste nella
mente! Sembra esistere a causa della visione imperfetta, della comprensione
imperfetta. In realtà non è altro che un lungo sogno.
Se questo
viene compreso, allora tutta la dualità giungerà a fine e Brahman, Jiva, mente,
maya, agente, azione ed il mondo saranno visti come sinonimi dell’unica non
duale Infinita Coscienza”.
Vasistha continuò: “L’uno non diventa mai i molti, o Rama. Quando molte
candele sono accese da un’altra è quella stessa fiamma che brucia in tutte le
candele. Allo stesso modo l’unico Brahman appare essere molti. Quando uno
contempla l’irrealtà di questa diversità è liberato dal dolore.
Il Jiva
non è nulla di più della limitazione della Coscienza. Quando la limitazione se
ne va, c’è pace. Che cos’è questo mondo? Null’altro che un’apparizione, proprio
come un albero di banano non è null’altro che foglie.
A causa
dell’agitazione della mente la Coscienza sembra diventare l’oggetto della
conoscenza e così sorgono false nozioni come: sono nato, ecc.
Per
liberarsi della malattia di questo samsara, o apparizione del mondo, non c’è
altro rimedio se non la Saggezza, la Conoscenza del Sé. Quando c’è tale
Conoscenza allora non c’è br nella mente, per i piaceri dei sensi che aggravano
l’ignoranza. Perciò se c’è brama, non realizzarla. Che difficoltà c’è in
questo?
Quando la
mente intrattiene nozioni degli oggetti c’è agitazione o movimento nella mente
e quando non ci sono oggetti, né idee, allora non c’è movimento del pensiero
nella mente e perciò non c’è mondo.
Il
movimento del pensiero stesso è chiamato Jiva, causa ed azione; quello è il
seme per l’apparizione del mondo. A ciò segue la creazione del corpo.
Qualcuno
viene liberato da questo nello spazio di una vita e qualcun altro viene
liberato in mille vite”.
Rama chiese: “0 Signore, se l’ignoranza in verità è non-esistente,
allora perché uno dovrebbe curarsi persino della liberazione o dell’indagine?”
Vasistha rispose: “Rama, questo pensiero dovrebbe sorgere a tempo debito,
non ora. I fiori sbocciano ed i frutti maturano nel dovuto tempo. Il Jiva
cosmico pronuncia “OM” e, per mezzo della pura volontà, crea i vari oggetti.
Proprio
come il creatore Brahma fu portato in esistenza, così viene portato in
esistenza un verme. Poiché quest’ultimo viene afferrato nell’impurità, la sua
azione è insignificante. La distinzione è illusoria; in verità non c‘è
creazione e perciò non c’è affatto divisione”.
Vasistha continuò: “In riferimento a tutto questo, o Rama, c’è un’antica
leggenda che ora ti narrerò.