YOGA VĀSIȘTHA, conciso. 02

 02 Capitolo 2

"MUMUKSU VYAVAHARA"
IL COMPORTAMENTO DEL CERCATORE

Vishvamitra disse: “0 Rama, tu sei invero illustre tra i saggi e non hai, in realtà, più nulla da conoscere. Comunque, la tua conoscenza ha bisogno di conferma, proprio come la conoscenza del Sé di Suka ebbe bisogno della conferma di Janaka, prima che Suka potesse trovare la pace che va al di là di ogni comprensione.
Rama chiese: ‘0 santo, ti prego dimmi, com’è che Suka non trovò pace a dispetto della sua conoscenza e come la trovò in seguito?’
Vishvamitra rispose: “Proprio come te, anche Suka, il figlio del grande Vedavyasa che ora è seduto accanto a tuo padre, non poté positivamente affermare a se stesso: questa è la verità. Egli era arrivato spontaneamente allo stato di estremo e supremo distacco.
Un giorno Suka avvicinò suo padre Vedavyasa e gli chiese: ‘Signore, com’è venuta in essere questa diversità della creazione del mondo e come arriverà alla fine?’ Vedavyasa diede una dettagliata risposta a questa domanda, ma Suka pensò: ‘Tutto questo lo sapevo già, che cosa c’è di nuovo in ciò?’ E non ne fu impressionato. Vedavyasa lo percepì e perciò disse a Suka: ‘Figlio mio, non conosco nulla più di questo, ma c’è il saggio reale Janaka, sulla terra, ti prego avvicinalo.’ Suka allora si recò al palazzo di Janaka, ma, informato dalle guardie del palazzo dell’arrivo del giovane Suka, Janaka lo ignorò per una settimana, mentre Suka pazientemente attese all’esterno.
La settimana successiva Janaka fece introdurre Suka nel palazzo e lo fece servire da danzatrici e musici. Suka restò intoccato anche da questo. Poi, fu introdotto alla presenza reale e Janaka disse: ‘Tu conosci la verità, che cos’altro dovrei dirti ora?’ Suka ripeté la domanda che aveva posto a suo padre e anche Janaka gli diede la stessa risposta.
Suka disse: ‘Sapevo questo, mio padre me l’aveva detto, anche le scritture lo atermano e ora tu dichiari la verità ed essa è che questa diversità sorge a causa delle modificazioni mentali e che cesserà quando esse cesseranno. Così, quando la sua conoscenza del Sé fu confermata, Suka ottenne pace e rimase in nirvikalpa samadhi. Vishvamitra disse ai saggi riuniti: ‘Come Suka, anche Rama ha guadagnato la più alta saggezza. Il segno più sicuro di un uomo di elevata saggezza è che non è attratto dai piaceri del mondo, poiché in lui persino le tendenze sottili sono cessate.
Quando queste tendenze sono forti, c’è schiavitù, quando sono cessate c’è liberazione. Prego che il saggio Vasistha istruisca Rama in modo tale che egli sarà confermato nella sua saggezza e anche noi ne possiamo essere ispirati. Quell’istruzione, sicuramente, diverrà la più grande saggezza, la migliore di tutte le scritture, poiché viene impartita da un saggio illuminato a uno studente qualificato e distaccato”.
Vasistha disse: “Sicuramente risponderò alla vostra richiesta e, o Rama, ti impartirò ora la saggezza che mi fu rivelata dal Divino Creatore stesso, Brahma.”
Vasistha disse: “0 Rama, innumerevoli sono stati gli universi venuti in esistenza e che sono stati dissolti. In effetti, persino gli innumerevoli universi che esistono in questo momento sono impossibili da concepire. Tutto questo può immediatamente essere realizzato nel proprio cuore, poiché questi universi sono la creazione dei desideri che sorgono nel cuore, come castelli costruiti nell’aria. L’essere vivente immagina questo mondo nel suo cuore e mentre è vivo rafforza questa illusione. Quando muore, egli immagina l’aldilà e lo sperimenta. Così sorgono mondi nei mondi, proprio come ci sono strati su strati nel fusto di un banano. Né il mondo della materia, né le modalità della creazione sono veramente reali, tuttavia sia il vivo che il morto pensano di esserlo. L’ignoranza di questa verità mantiene viva l’apparenza.
In questo mondo, qualunque cosa venga guadagnata, è guadagnata soltanto dal proprio sforzo. Dove viene incontrato il fallimento, si può vedere che c’è stata debolezza nello sforzo, è ovvio. Lo sforzo personale, Rama, è quell’azione mentale, verbale e fisica che è in accordo con le istruzioni di una persona di santità, ben versata nelle scritture.
Lo sforzo personale è di due categorie: quello delle nascite passate e quello di questa nascita. Quest’ultimo neutralizza il precedente. Il fato, il destino, non è null’altro che il proprio sforzo di una incarnazione passata. C’è costante conflitto tra questi due, in questa incarnazione, e ciò che è più potente trionfa. Lo sforzo che non è in accordo con le scritture è motivato dall’illusione e quando c’è ostruzione nella fruizione dello sforzo, si dovrebbe esaminarlo per vedere se è presente tale illusa azione che dovrebbe essere immediatamente corretta.
Non c’è potere più grande della giusta azione al presente, perciò, si dovrebbe sopraffare il male con il bene ed il destino con lo sforzo presente. L’uomo indolente è peggiore di un asino. Non si dovrebbe cedere all’indolenza ma sforzarsi di conseguire la liberazione.
Chi dice: ‘Il fato mi sta dirigendo a fare questo’ è senza cervello e la dea della fortuna lo abbandona. Perciò, per mezzo dello sforzo, acquisisci la saggezza e realizza che questo sforzo sfocia nella diretta realizzazione della verità.”
A questo punto era ormai giunto il momento delle preghiere serali e l’assemblea, per quel giorno, si sciolse.
Vasistha disse: “Com’è lo sforzo, così è il frutto, o Rama. Questo è il significato del proprio sforzo, ed è anche conosciuto come fato, destino. Quando sono afflitte dalla sofferenza, le persone piangono: ahimè quale tragedia, ahimè che destino! Entrambi significano la stessa cosa, ciò che è chiamato destino, o volontà divina, non è null’altro che l’azione o lo sforzo del passato.
Ma il presente è infinitamente più potente del passato. Se vedi che lo sforzo presente è qualche volta deviato dal destino, dovresti comprendere che lo sforzo attuale è debole.
Può accadere che un mendicante riceva un’eredità e diventi improvvisamente ricco. Questo certamente non è né un incidente, né qualche sorta di atto divino, ma il frutto dello sforzo del mendicante in una nascita passata. Qualche volta avviene che gli sforzi di un contadino siano resi infruttuosi da una tempesta. Sicuramente il potere della tempesta era più grande dello sforzo del contadino ed egli dovrebbe d’ora in poi fare uno sforzo maggiore. Non dovrebbe angosciarsi della inevitabile perdita. Se tale angoscia è giustificata, perché allora non piangere giornalmente per la inevitabilità della morte? Il saggio naturalmente dovrebbe conoscere ciò che è in grado di conseguire con lo sforzo e ciò che non gli è possibile.
È comunque ignoranza attribuire tutto questo ad un agente esterno e dire che Dio mi manda in cielo o all’inferno, o che è qualcos’altro che mi fa fare questo o quello. Una tale persona ignorante dovrebbe essere evitata. Ci si dovrebbe liberare da attrazioni e repulsioni impegnandoci nel giusto sforzo personale per raggiungere la suprema verità sapendo che lo sforzo è soltanto un altro nome per la volontà divina e che origina dalla retta comprensione prodotta dall’insegnamento delle scritture e dei saggi.
Vasistha continuò: ‘0 Rama, si dovrebbe perseguire la conoscenza del Sé con un corpo libero dalla malattia e una mente libera dalla disperazione al fine di non rinascere più. Il giusto sforzo è basato su questi tre: conoscenza delle scritture, istruzioni del precettore ed il proprio sforzo. Il fato, qui, non c’entra, perciò chi desidera la salvezza dovrebbe dirigere la mente impura verso imprese pure, per mezzo dello sforzo persistente. Questa è l’essenza di tutte le scritture.
Invero tale sforzo soltanto è responsabile per qualunque cosa l’uomo ottenga. Quando è sprofondato nell’infelicità, per consolarlo, le persone suggeriscono che è il suo destino, questo è ovvio. Ma nessuno ha mai visto un tale destino o Dio, mentre tutti hanno sperimentato come un’azione buona o cattiva conduca ad un risultato buono o cattivo. Se un'astrologo predice che un uomo diverrà un grande erudito, potrà quel giovane diventarlo senza studio? No. Perciò rinuncia alla fatalità e impegnati nello sforzo. Fin dalla propria fanciullezza, ci si dovrebbe sforzare di promuovere il proprio vero bene, la salvezza, con un intelligente studio delle scritture, cercando la compagnia dei santi e con il giusto sforzo. Il fato o dispensa divina è in realtà una convenzione che è venuta ad essere considerata come verità essendo stata ripetutamente dichiarata vera. Se questo Dio o destino è veramente l’ordinatore di ogni cosa in questo mondo, di quale significato è qualunque azione, persino il lavarsi, il parlare o il dare? E a chi si dovrebbe insegnare? Rama, questo saggio Visvamitra divenne un brahmarishi per mezzo del suo stesso sforzo. Tutti noi abbiamo conseguito la conoscenza del Sé soltanto per il nostro sforzo. Perciò rinuncia al fatalismo ed applicati intensamente. Ciò che è chiamato Dio o destino (daivam) dalle persone è soltanto la fruizione del proprio sforzo, per mezzo del quale uno sperimenta i buoni e i cattivi risultati dell’azione passata.
Nella mente dell’uomo ci sano numerose tendenze latenti (vasana) e queste tendenze danno origine a varie azioni fisiche, verbali e mentali. Tale è il corso dell’azione: non è diversa dalle più potenti tra queste tendenze, queste tendenze non sono diverse dalla mente e l’uomo non è diverso dalla mente.”
Rama chiese: ” 0 Signore, se le latenti tendenze portate dalla nascita passata mi spingono ad agire nel presente, dov’è la libertà d’azione?”
Vasistha rispose: “Rama, le tendenze portate dalle incarnazioni passate sono di due tipi: pure ed impure. Le pure ti conducono verso la liberazione e le impure invitano problemi. Tu sei invero la coscienza stessa, non la inerte materia fisica. Non sei spinto all’azione da null’altro che da te stesso, perciò sei libero di rafforzare le pure tendenze latenti in preferenza a quelle impure. Le impure devono essere abbandonate gradualmente e la mente allontanata da esse poco a poco, cosicché non ci sia reazione violenta. Incoraggiando le buone tendenze ad agire ripetutamente, rafforzale. Le impure si indeboliranno con il disuso.
Quando così avrai sopraffatto la forza delle tendenze negative, allora dovrai abbandonare persino quelle positive. In questo modo sperimenterai la Verità Suprema per mezzo dell’intelligenza che sorge dalle buone tendenze.”
Vasistha continuò: “L’ordine cosmico a cui le persone si riferiscono come “destino”, daivam o niyati, e che assicura che ogni sforzo sia benedetto con l’appropriato frutto, è basato sull’onnipresente Assoluto, “Brahman”. Controlla i sensi e la mente e con attenzione focalizzata ascolta quietamente ciò che ti sto per dire.
Questa narrativa tratta della liberazione. Ascoltandola con gli altri saggi cercatori qui riuniti, realizzerai quell’Essere Supremo dove non c’è né dolore, né distruzione. Questo mi fu rivelato dal creatore Brahma stesso in uno yuga (epoca) precedente. Rama, l’Onnipotente Essere Cosmico risplende eternamente in tutti gli esseri.
Quando sorge una vibrazione in quell’Assoluto, il Signore Vishnu nasce; proprio come sorge un'onda quando la superficie dell’oceano è agitata. Da Vishnu nasce Brahma, il Creatore. Brahma comincia a creare le innumerevoli varietà di esseri animati ed inanimati, senzienti ed insenzienti dell'universo. E l’universo è com’era prima della dissoluzione cosmica. Il Creatore vide che tutti gli esseri viventi dell’universo erano soggetti alla malattia e alla morte, al dolore e alla sofferenza. Nel Suo cuore sorse la compassione e pensò di tracciare un sentiero che potesse condurre gli esseri viventi lontano da tutto ciò.
Perciò istituì centri di pellegrinaggio e nobili virtù come l’austerità, la carità, la verità e la giusta condotta, ma questi erano inadeguati. Potevano dare soltanto sollievo temporaneo alla sofferenza della gente e non la liberazione finale dal dolore. Riflettendo così, il Creatore mi portò in esistenza; mi attirò a sé e sparse il velo dell’ignoranza sul mio cuore. Istantaneamente dimenticai la mia identità e la natura del Sé.
Ero miserabile: pregai Brahma, il Creatore, il mio stesso padre, di mostrarmi la via per uscire da questa miseria. In risposta alla mia preghiera mio Padre mi rivelò la vera Conoscenza, che istantaneamente disperse il velo dell’ignoranza che Egli stesso aveva steso su di me.
Il Creatore allora mi disse: ‘Figlio mio, ho velato la Conoscenza e te l’ho rivelata cosicché tu possa sperimentarne la gloria, poiché soltanto allora sarai in grado di comprendere il travaglio degli esseri ignoranti e di aiutarli’. Rama, equipaggiato con questa Conoscenza, sono qui e continuerò ad essere qui fino alla fine della creazione”.
Vasistha continuò: “Allo stesso modo, in ogni yuga il Creatore porta in esistenza diversi 'saggi e me stesso per l'illuminazione spirituale di tutti e, al fine di assicurare la dovuta esecuzione dei doveri secolari da parte della gente, Brahma crea anche re che governano giustamente e saggiamente su ogni parte della terra. Questi re, comunque, vengono presto corrotti dalla brama di potere e piacere. Conflitti di interessi conducono a guerre tra di loro che, a loro volta, danno origine al rimorso. Per rimuovere la loro ignoranza, i saggi erano soliti impartire ad essi la saggezza spirituale. Nei giorni antichi, o Rama, i re erano propensi a ricevere questa saggezza ed a tenerla cara. Perciò era conosciuta come “Raja Vidya”, la scienza regale.
La più alta forma di distacco, nata dalla pura discriminazione, è sorta nel tuo cuore, Rama, ed è superiore al distacco nato da una causa circostanziale o da un estremo disgusto. Tale distacco è sicuramente dovuto alla grazia divina e favorisce la più alta saggezza. Per questa si dovrebbe avvicinare un insegnante illuminato e, ponendo la giusta domanda con la giusta attitudine, sollecitare l'insegnamento. Allora diventa parte integrante del proprio essere.
Lo sciocco pone domande irrilevanti senza reverenza e lo sciocco più grande è colui che sciupa la saggezza del saggio. Sicuramente non è un saggio colui che risponde alle vane domande di uno sciocco. Rama, ci sono quattro guardiani all’entrata del Regno della Libertà o Moksha. Essi sono: l’autocontrollo, lo spirito di indagine, l’appagamento in ciò che si ha e la buona compagnia.
Il saggio cercatore dovrebbe diligentemente coltivare l’amicizia di questi o, almeno, di uno di essi. Ascolta l’esposizione della natura e dei mezzi della liberazione, o Rama, poiché le miserie della nascita e della morte non troveranno fine sino a che l’Essere Supremo non verrà realizzato.
0 Rama, se così vincerai questo dolore del samsara (il ciclo di nascite e morti), vivrai qui sulla terra come un dio, come Brahma o Vishnu, poiché quando l’illusione se ne è andata e la Verità è realizzata per mezzo dell’indagine nella natura del Sé, quando la mente è in pace ed il cuore si fonde nella Suprema Verità, quando tutte le disturbanti onde pensiero, nella mente, sono cessate c’è un ininterrotto flusso di pace ed il cuore è riempito della beatitudine dell’Assoluto; quando così la Verità è stata vista nel cuore, allora questo stesso mondo diventa una dimora di beatitudine. Una tale persona non ha nulla da acquisire, né nulla da evitare. È intoccato dai difetti della vita ed intaccato dal suo dolore. Non viene in esistenza, né ne esce, sebbene sembri andare e venire agli occhi dell’osservatore.
Persino i doveri religiosi sono non necessari. Egli non è toccato dalle tendenze passate che hanno perso la loro spinta. Perciò ci si dovrebbe applicare costantemente alla conoscenza del Sé; questo solo è il proprio dovere.
Colui che non tiene in considerazione le Sante Scritture ed i Santi, non consegue la conoscenza del Sé. Tale stupidità è più nociva di tutte le malattie a cui si viene soggetti in questo mondo. Perciò uno dovrebbe devotamente ascoltare questa scrittura che conduce alla conoscenza del Sé. Colui che ottiene questa scrittura non cadrà più nel cieco pozzo dell’ignoranza.
L’Eterno, o Rama, è conseguito soltanto dalla conquista della propria mente, dalla coltivazione della saggezza.
Quando la mente è in pace, pura, tranquilla, libera dall’illusione o dall’allucinazione, districata e libera dalle brame, non desidera nulla, né rigetta nulla. Questo è l’autocontrollo, la conquista della mente, uno dei quattro guardiani della liberazione che ho menzionato in precedenza.
La delizia che si sperimenta alla presenza dell’autocontrollato è incomparabile; tutti spontaneamente ne hanno fiducia. Colui che pur udendo, toccando, vedendo, odorando e gustando ciò che è considerato piacevole o spiacevole non è eccitato, né depresso, è in possesso dell’autocontrollo.”
Vasistha continuò: “L’indagine sulla Realtà, il secondo guardiano della liberazione, dovrebbe essere intrapresa con un’intelligenza che è stata purificata da un attento studio delle Scritture e questa indagine dovrebbe essere ininterrotta. Per mezzo di tale indagine sul Sé l’intelligenza diventa acuta ed è in grado di realizzare il Supremo.
Il saggio considera la forza, l’intelletto, l’efficienza e l’azione tempestiva come i frutti dell’indagine. Invero il regno, la prosperità, la gioia, così come la Liberazione Finale, sono i suoi frutti.
È l’assenza dell’indagine sul Sé che dà origine ad azioni dannose per se stessi e per gli altri e a numerose malattie psicosomatiche. Perciò si dovrebbe evitare la compagnia di tali persone. Coloro in cui lo spirito d’indagine sul Sé è sempre vigile illuminano il mondo. Illuminano tutti coloro che vengono in contatto con essi, disperdono i fantasmi creati da una mente ignorante e realizzano la falsità dei piaceri sensoriali e dei loro oggetti.
Che cos’è l’indagine Sul Sé? Indagare così: ‘Chi sono io? Come è venuto in esistenza questo oceano del samsara?’ Questa è la vera indagine. La Conoscenza della Verità sorge da tale indagine e da ciò la Suprema Pace che pone fine al dolore.”
Vasistha continuò: “L’appagamento è un altro guardiano della liberazione. Colui che ha bevuto il nettare dell’appagamento non brama i piaceri sensoriali. Nessun diletto in questo mondo è dolce come l’appagamento che distrugge ogni peccato.
Che cos’è l’appagamento? Rinunciare ad ogni brama per ciò che non viene ottenuto senza essere cercato ed essere soddisfatti da ciò che giunge spontaneamente, senza essere eccitati o depressi da ciò: questo è appagamento, da esso sorge la purezza del proprio cuore.
Il satsang (la compagnia del saggio) è un altro guardiano della liberazione. Il satsang espande la propria intelligenza, distrugge l’ignoranza e le tensioni mentali. Qualunque sia il costo, per quanto difficile possa essere, qualunque ostacolo possa ergersi sul cammino, il satsang non dovrebbe mai essere trascurato, poiché da solo è la luce sul sentiero della vita. Il satsang, la compagnia dei santi, è invero superiore a tutte le altre forme di pratica religiosa come la carità, l’austerità, il pellegrinaggio e i riti sacri.
Coloro che, d’altra parte, trattano i Santi con mancanza di rispetto, sicuramente invitano grande sofferenza.
Questi quattro: l’appagamento, il satsang, lo spirito d’indagine e l’autocontrollo sono i mezzi più sicuri con cui coloro che stanno affogando in questo oceano del samsara possono essere salvati.
Se sei incapace di ricorrere a questi quattro insieme, allora praticane uno. Con la pratica diligente di uno di questi, anche gli altri verranno a te. La più elevata saggezza ti cercherà spontaneamente.”
Vasistha disse: “Colui che è investito delle qualità che ho enumerato è qualificato ad ascoltare ciò che sto per rivelare. Tu sei invero una tale persona, o Rama. Soltanto colui che è maturo per la liberazione desidera udire questo. Ma questa rivelazione è capace di condurre alla liberazione anche se non la si desidera, proprio come una luce è capace di illuminare gli occhi di un dormiente. Colui che semina il seme della conoscenza di questa scrittura, presto otterrà il frutto della realizzazione della Verità. Colui che ascolta e riflette sull’esposizione di questa scrittura gioisce una saggezza inscandagliabile, una ferma convinzione e un’imperturbabile calma di spirito. Presto diventa un saggio liberato la cui gloria è indescrivibile.
Colui che studia questa scrittura e ne contempla il significato non ha bisogno di intraprendere austerità, meditazione o japa, dato che non c’è nulla di più grande della liberazione concessa dallo studio di questa scrittura.
0 Rama, quando una verità che non è stata personalmente sperimentata viene ascoltata, non la si afferra, eccetto che con l’aiuto di un esempio. Questi esempi o parabole sono stati usati in questa scrittura con uno scopo definito e un’intenzione limitata. Non devono essere presi letteralmente, né il loro significato deve essere portato oltre l’intenzione. Quando la scrittura viene studiata in questo modo, il mondo sembra un sogno o un’illusione. Questi sono lo scopo e l’intenzione degli esempi. Che nessuno dall’intelletto perverso fraintenda le illustrazioni date in questa scrittura, poiché una conoscenza parziale delle Scritture sfocia in una confusione peggiore. Ancora, lo studio di questa scrittura dovrebbe continuare sino all’albeggiare della verità, non ci si dovrebbe fermare se non con la completa illuminazione."