TRADUZIONE CONCISA DELLO
YOGA VĀSIȘTHA
tratto da:
TITOLO ORIGINALE “THE SUPREME YOGA”
A new translation of the Yoga Vāsiștha
By Siva-Pada-Renu SWAMI VENKATESANANDA
First Edition 1976
Published by
The Chiltern Yoga Trust
P.O. Elgin Cape Province
Soth Africa
ISBN 0 620 02055 5
DEDICA
Questa pubblicazione è dedicata al mio Gurudev Swami Sivananda.
La sua vita è una sinfonia il cui costante ritornello era:
“In ogni condizione io sono Conoscenza-Beatitudine Assoluta”.
Il saggio Vasistha è tornato nelle sembianze di Swami Sivananda
per incarnare lo Yoga Supremo.
per incarnare lo Yoga Supremo.
In Gurudev lo Yoga Vāsiștha era vivo.
Swami Venktatesananda
INTRODUZIONE
Gli studiosi speculano su chi sia l’autore di questa scrittura monumentale
e su simili questioni accademiche: possa Dio benedirli e dare loro successo.
Lo Yoga-Vāsiștha è il più grande aiuto al risveglio spirituale e
all’esperienza diretta della Verità. Questo è certo. Se questo è quello che
cercate, siete benvenuti allo studio dello Yoga Vāsiștha…
Un consiglio è di leggere una pagina al giorno. L’insegnamento è
rivoluzionario e la mente condizionata può non essere pronta ad accettarlo.
Dopo la lettura, meditate, lasciate che il messaggio sia assimilato.
Che Dio vi benedica!
Swami Venkatesananda
Capitolo primo
Capitolo primo
“VAIRĀGYA PRAKARANAM”
L’indifferenza di Rāma verso le
cose del mondo
ubhābhyām eva
pakșābhyam yathā khe pakșinah gatih
tathai ‘va
jnāna karmābhyam jāyate paramam padam
Il venerabile Sutikshna chiese al saggio Agastya: “Oh
saggio, ti prego illuminami su questo problema della liberazione. Quale dei due
conduce alla liberazione: l’azione o la conoscenza?”
Agastya rispose: “Proprio come gli uccelli sono in grado di volare
per mezzo di entrambe le ali, così l’azione e la conoscenza, insieme, conducono
alla meta suprema della liberazione. Non l’azione soltanto e neanche la
conoscenza soltanto possono portare alla liberazione, ma entrambi, insieme sono
i mezzi per la liberazione. Ascolta, ti narrerò una storia. Karunya, il figlio
di Agnivesya, dopo aver studiato le Sacre Scritture, improvvisamente abbandonò
ogni interesse nei confronti della vita e dei suoi doveri. Quando suo padre
gliene chiese il motivo, rispose: ‘Non è forse vero che le Scritture
dichiarano, da una parte, che si dovrebbero seguire le loro ingiunzioni
concernenti i propri doveri, sino alla fine della propria vita, mentre
dall’altra affermano che l’immortalità può essere realizzata soltanto
abbandonando ogni azione? Perplesso tra queste due dottrine contraddittorie,
che cosa farò o mio maestro e padre?” Avendo così parlato, il giovane rimase in
silenzio.
Agnivesya rispose: “Figlio mio, ascolta quest’antica leggenda. Il saggio reale
Ariștanemi aveva lasciato il suo regno al figlio, si era recato su una montagna
e per un lungo periodo si era dedicato a rigorose austerità. Un giorno Indra, il
re del cielo inviò da lui un suo messaggero, per portarlo in paradiso, scortato
da una schiera di ninfe celesti; ma il saggio rifiutò l’offerta, avendo appreso
che in paradiso, dopo aver goduto del merito acquisito con le proprie azioni,
si ritorna nel mondo dei mortali. Indra inviò ancora una volta il suo
messaggero dal re, suggerendogli di chiedere consiglio al saggio Vālmikī, prima
di rifiutare l’offerta. Quando fu introdotto alla presenza del saggio Vālmikī,
Ariștanemi chiese: “Qual è il modo migliore per liberarsi dalla nascita e dalla
morte?” In risposta, Vālmikī gli narrò il dialogo tra Rāma e Vāsiștha.
Valmiki disse: “È qualificato a studiare questa scrittura (il dialogo
tra Rama e Vasistha) colui che sente: ‘Sono vincolato ma vorrei essere libero’,
colui che non é totalmente ignorante né illuminato. Egli, meditando sui mezzi
di liberazione esposti in questa Scrittura, sarà liberato dal ciclo di nascite
e morti.”
Avevo composto la storia di Rāma in precedenza e, l’avevo narrata al mio discepolo Bharadvāja. Quando questi un giorno si recò sul monte Meru, la narrò al creatore Brahmā il quale, altamente compiaciuto, venne da me accompagnato dal mio discepolo e mi chiese di rivelare la storia di Rāma in maniera tale da aiutare chiunque l’ascolti, a liberarsi dal dolore.
Avevo composto la storia di Rāma in precedenza e, l’avevo narrata al mio discepolo Bharadvāja. Quando questi un giorno si recò sul monte Meru, la narrò al creatore Brahmā il quale, altamente compiaciuto, venne da me accompagnato dal mio discepolo e mi chiese di rivelare la storia di Rāma in maniera tale da aiutare chiunque l’ascolti, a liberarsi dal dolore.
Valmiki continuò: “Questa apparizione del mondo è un’illusione, proprio
come il blu del cielo. Penso sia meglio ignorarla, non lasciare che la mente vi
dimori. Né la libertà dal dolore, né la realizzazione della propria vera natura
è possibile se non sorge la convinzione che l’apparizione del mondo è irreale e
questa convinzione sorge quando si studia questa scrittura con diligenza.
Moksha o
liberazione è l’abbandono totale di tutte le vāsanā o condizionamenti mentali,
senza la minima riserva. I condizionamenti mentali sono di due generi: i puri e
gli impuri. Gli impuri sono la causa della nascita; i puri liberano dalla
rinascita. Gli impuri hanno la natura dell’ignoranza e del senso dell’ego: essi
sono i semi dell’albero della rinascita.
D’altra
parte, quando questi vengono abbandonati, il condizionamento mentale che
semplicemente sostiene il corpo è di natura pura. Tale condizionamento mentale esiste
persino nei liberati e non conduce alla rinascita, poiché è sostenuto soltanto
dalla spinta del passato e non da motivazioni presenti. Ti narrerò come Rama
visse una vita illuminata, la vita di un saggio liberato. Conoscendo questo,
verrai tu stesso liberato da ogni fraintendimento concernente la vecchiaia e la
morte. Tornato, non ancora sedicenne, da un lungo pellegrinaggio nei luoghi
santi di tutta l’India, Rāma, per qualche tempo visse nel palazzo senza
trascurare i suoi doveri quotidiani.
Comunque,
molto presto, avvenne in lui un profondo cambiamento: diventò sempre più magro
ed emaciato, pallido e debole. Il re Dasharatha era preoccupato per questo
improvviso e inspiegabile cambiamento nell’amato figlio ma, ogni volta che
interrogava Rāma sulla sua salute, quest’ultimo rispondeva che tutto andava
bene.
Un giorno,
quando alla reggia arrivò il potente saggio Visvamitra e mentre era presente il
grande Vasistha, il re mandò a chiamare Rāma. Nell’attesa, interrogò il
ciambellano sullo stato di salute del principe. Il ciambellano, piuttosto
scosso, disse: ‘Signore, dal suo ritorno dal pellegrinaggio sembra essere
avvenuto in lui un grande cambiamento. Anche quando gli si offrono oggetti
affascinanti e piacevoli li guarda con occhi tristi, senza interesse. Evita le
danzatrici del palazzo considerandole tormentatrici! Attraversa le funzioni
come il mangiare, il camminare, il riposare, il bagnarsi, il sedersi, come un
automa, come uno che è sordo e muto.
Spesso
mormora a se stesso: qual è l’utilità della ricchezza e della prosperità, qual
è l’utilità dell'avversità o di una casa? Tutto questo è irreale. Per la
maggior parte del tempo è silente e non è divertito dagli intrattenimenti. Ama
soltanto la solitudine. Non sappiamo che cosa sia avvenuto al nostro principe,
che cosa contempli nella sua mente, né che cosa cerchi. Giorno dopo giorno
diventa sempre più scarno.
Ripetutamente
mormora a se stesso: ‘Ahimè, stiamo dissipando la nostra vita in vari modi,
invece di sforzarci di raggiungere il Supremo. Le persone si lamentano ad alta
voce che stanno soffrendo e sono disperate, ma nessuno si allontana sinceramente
dalla sorgente della sua sofferenza e disperazione. Vedendo tutto questo e
udendo tutto questo, noi, suoi umili servi, siamo veramente disperati. Egli è
privo di speranza e privo di desiderio, non è attaccato a nulla, non dipende da
nulla, non è illuso né demente e non è nemmeno illuminato. A volte sembra che
sia sopraffatto da pensieri suicidi, stimolati dalla depressione.
Visvamitra disse: “Se le cose stanno così, la sua condizione non è il
risultato dell’illusione ma è piena di saggezza, di distacco e fa presagire
l’illuminazione. Portatelo qui e scacceremo la sua depressione.”
Nel
frattempo Rama stesso stava accingendosi ad incontrare suo padre. Ancora da
lontano egli vide e salutò suo padre e i saggi, ed essi videro che, sebbene
giovane, il suo volto risplendeva della pace della maturità. S’inchinò ai piedi
del re che lo abbracciò, lo rialzò e gli disse: 'Che cosa ti rende così triste,
figlio mio? La depressione è un invito aperto a una schiera di miserie’. I
saggi Vasistha e Visvamitra confermarono le parole del re.
Rama disse: “Signore, risponderò alla vostra domanda. Crebbi
felicemente nella dimora di mio padre. Fui istruito da degni insegnanti.
Recentemente feci un pellegrinaggio. Durante questo periodo, un flusso di
pensieri ha preso possesso di me, derubandomi di ogni speranza in questo mondo.
Il mio cuore comincia ad interrogarsi: che cos’è che le persone chiamano
felicità? Può essere ottenuta fra gli oggetti perennemente mutevoli di questo
mondo? Tutti gli esseri nascono soltanto per morire e muoiono per rinascere.
Non
percepisco alcun significato in tutti questi fenomeni transitori che sono alla
radice della sofferenza e del peccato. Esseri senza relazione alcuna si
ritrovano insieme e la mente inventa una relazione tra loro. Ogni cosa in
questo mondo dipende dalla mente, dalla propria attitudine mentale.
Esaminandola, la mente stessa appare essere irreale, ma ne siamo stregati. Che
cos’è questo mondo? Che cos’è che viene in esistenza cresce e muore? Come
giunge alla fine questa sofferenza? Il mio cuore sanguina di dolore, sebbene io
non sparga lacrime in deferenza ai sentimenti dei miei amici.
Egualmente
inutile, o saggi, è la ricchezza che illude l’ignorante, instabile e
transitoria, che dà nascita a numerose preoccupazioni e genera un’insaziabile
brama di averne di più. La ricchezza non rispetta le persone: sia il buono che
il malvagio possono diventare ricchi. Comunque, le persone sono buone,
compassionevoli ed amichevoli soltanto finché i loro cuori non vengono induriti
dal perseguimento appassionato della ricchezza. La ricchezza macchia il cuore
persino del saggio, dell’erudito e dell’eroe. La ricchezza e la felicità non dimorano
insieme. Raro è quel ricco che non ha rivali o nemici che gli portano scandalo.
È come il serpente dei cattivi pensieri ed aggiunge la paura alla propria
disperazione. È la neve distruttrice per il rampicante del distacco, è il
cadere della notte per il gufo dei cattivi desideri. È l’eclisse della luna
della saggezza, in sua presenza la buona natura di una persona si ritrae,
invero la ricchezza cerca colui che è già stato scelto dalla morte.
Lo stesso
vale per la durata della vita, o saggi. La sua durata è come quella di una
goccia d’acqua su una foglia. L’uomo vanamente cerca di estenderla e con ciò
guadagna più dolore estendendo il periodo della sofferenza. Vive soltanto colui
che si sforza di guadagnare la conoscenza del Sé, che è la sola cosa degna di
essere guadagnata in questo mando, ciò che mette fine alle nascite future.
Rama continuò: 0 saggi, sono sbalordito e spaventato quando contemplo
la venuta in essere del tremendo nemico della saggezza conosciuto come ego.
Viene in esistenza nell’oscurità dell’ignoranza e prospera in essa. Genera
innumerevoli tendenze ed azioni peccaminose. Ogni sofferenza sicuramente ruota
attorno all’ego e l’ego è la sola causa della disperazione mentale.
Abbandonando la nozione egotistica ‘io sono Rama’ e abbandonando ogni
desiderio, desidero riposare nel Sé. Quando sono sotto l’influenza dell’ego
sono infelice. Quando sono libero dall’ego sono felice. L’ego promuove le
brame, in sua assenza esse periscono. È soltanto questo ego che, senza ragione,
ha sparso la rete delle relazioni familiari e sociali, per afferrare l’anima
impreparata. Penso di essere libero dall’ego, tuttavia sono miserabile. Vi
prego illuminatemi! Privo della grazia guadagnata attraverso il servizio dei
santi, la mente impura rimane irrequieta come il vento.
È
insoddisfatta di qualunque cosa ottenga e diventa sempre più irrequieta giorno
dopo giorno. È soltanto questa mente la causa di tutti gli oggetti nel mondo. I
tre mondi esistono a causa della mente; quando la mente svanisce, anche il
mondo svanisce. È realmente quando la mente è avvolta dalla brama che
innumerevoli errori sorgono nell’oscurità dell’ignoranza così causata.
Qualunque speranza io intrattenga di sviluppare il distacco ed altri simili
qualità, la brama taglia questa speranza proprio come un topo taglia un filo;
ed io, impotentemente, sono afferrato in essa. La caratteristica di questa
brama è che non ha direzione; mi porta ora in una direzione ed il momento
successivo in un’altra ancora, come un cavallo pazzo. Davanti a me mette una vasta
rete di figli, amici, mogli ed altre parentele. Sebbene io sia un eroe, questa
brama fa di me un codardo spaventato. È questa brama la responsabile della
schiavitù e della sfortuna; spezza il cuore dell’uomo e crea in lui
l’illusione. Afferrato da essa, l’uomo è incapace di gioire persino i piaceri
che sono alla sua portata.
Sebbene
sembri che il desiderio sia al fine della felicità, esso non conduce né alla
felicità, né a ciò che è fruttuoso in questa vita. Al contrario, coinvolge vano
sforzo e conduce ad ogni sorta di sfortuna. E una meraviglia che i saggi siano
in grado di farsi strada in tutto questo con la spada della conoscenza del Sé.”
Rama continuò: “Questo pietoso corpo composto di vene, arterie, nervi,
è anch’esso una sorgente di dolore. Inerte, sembra essere intelligente. Chi può
dire che esso sia suo? La speranza o la disperazione in relazione ad esso è
futile. Non è altro che un battello dato per attraversare questo oceano della
nascita e della morte; ma uno non dovrebbe considerarlo come il proprio sé.
È composto
di carne e sangue e soggetto alla vecchiaia e alla morte. Non ne sono affatto
innamorato. È riempito completamente di sostanze impure ed afflitto
dall'ignoranza. Questo corpo è la dimora della malattia, il campo per la
disperazione mentale e per le mutevoli emozioni; non ne sono innamorato.
Che cos’è
la ricchezza, che cos’è il regno, che cos’è il corpo? Tutti questi vengono
impietosamente abbattuti dal tempo. Alla morte questo ingrato corpo abbandona
l’anima che vi dimora. Quale speranza riposerò in esso?
Persino la
fanciullezza, la parte della vita che le persone per ignoranza considerano come
piena di gioia e felice, è in realtà piena di dolore, o saggi. L’impotenza, gli
inconvenienti, le brame, l’incapacità di esprimersi, grande stupidità,
giocosità, instabilità, debolezza, tutte queste caratterizzano la fanciullezza.
Il bambino è facilmente offeso, facilmente irritato, facilmente scoppia in
lacrime. In effetti uno può dire arditamente che l’angoscia del bambino è più
terribile di quella di una persona morente, di un uomo anziano, di un ammalato
o di qualunque altro adulto, poiché nella fanciullezza il proprio stato è
comparabile in verità a quello di un animale che vive alla mercé degli altri,
pieno di fantasie e paure.
La
fanciullezza sembra essere un periodo di sudditanza e null’altro. 0 saggi, ho
pietà per quelle persone che scioccamente immaginano che la fanciullezza sia un
periodo felice. Che cosa può essere peggiore del soffrire di una mente
irrequieta? E la mente del bambino è estremamente irrequieta. A meno che il
bambino ottenga qualcosa di nuovo ogni giorno, è infelice. Il pianto ed il
lamento sembrano essere la sua attività principale. Quando il bambino non
ottiene ciò che vuole, sembra che il suo cuore ne venga spezzato. Quando
piange, i suoi genitori, al fine di pacificarlo, gli promettono il mondo e da
allora in poi il bambino comincia a valutare il mondo, a desiderare gli oggetti
mondani. I genitori dicono: ‘Ti darò la luna come giocattolo’ ed il bambino,
credendo alle loro parole, pensa di poter afferrare la luna nelle sue mani.
Così vengono seminati nel suo piccolo cuore i semi dell’illusione.
Rama continuò: “Superando questo periodo della fanciullezza, l’essere
umano arriva allo stadio della gioventù’, ma è incapace di lasciarsi alle
spalle l’infelicità.
Egli viene
soggetto a numerose modificazioni mentali e progredisce dalla miseria ad una
miseria più grande ancora, poiché’ abbandona la saggezza e abbraccia il
terribile folletto conosciuto come lussuria che risiede nel suo cuore. La sua
vita è piena di desideri e ansietà: coloro che non sono stati derubati della
saggezza nella loro gioventù possono sostenere qualunque assalto.
Non sono
innamorato di questa gioventù transitoria in cui i piaceri di breve durata sono
rapidamente seguiti da sofferenze durevoli ed illuso dalla quale l’uomo
considera il mutevole come immutabile. Ciò che è ancora peggio è che è durante
la gioventù che uno indulge in azioni tali da portare infelicità a molti altri.
Anche
quando la sua amata non è presente vicino a lui, il giovane è distratto dai
pensieri della sua bellezza. Una tale persona piena di brame, naturalmente, non
è tenuta in alta stima dagli uomini saggi. La gioventù è la dimora delle
malattie e della disperazione mentale. Sebbene possa apparire molto
desiderabile per il corpo, è distruttiva per la mente; nella gioventù l’uomo è
tentato dal miraggio della felicità e nel perseguirlo cade nel pozzo del
dolore; perciò io non sono innamorato della gioventù. Ahimè, anche quando la
gioventù sta per lasciare il corpo, le passioni che sono state sollevate dalla
gioventù bruciano ancora più ferocemente e portano ad una rapida distruzione.
Colui che si diletta di questa gioventù, sicuramente non è un uomo, ma un
animale in forma umana.
Rama continuò: Nella sua gioventù l’uomo è uno schiavo dell’attrazione
sessuale, nel corpo che non è più che un aggregato di carne, sangue, ossa,
capelli e pelle, egli percepisce bellezza e fascino. Se questa bellezza fosse
permanente, ci sarebbe qualche giustificazione all’immaginazione, ma ahimè, non
dura e, al contrario, presto quella stessa carne che contribuì all’attrazione,
al fascino ed alla bellezza, si trasforma dapprima nella raggrinzita bruttura
della vecchiaia e più tardi è consumata dal fuoco o dai vermi, o dagli avvoltoi.
Tuttavia, mentre dura, quest’attrazione sessuale consuma il cuore e la saggezza
dell’uomo; da essa viene mantenuta la creazione, quando essa cessa, cessa anche
questo ciclo del samsara o di nascite e morti.
Sebbene il
vecchio sia incapace di soddisfare i suoi desideri fisicamente, i desideri
stessi fioriscono e crescono .Egli comincia a chiedersi: “Chi sono io? Che cosa
dovrei fare?”, quando per lui è troppo tardi per cambiare il corso della sua
vita, quando è troppo tardi per alterare il suo stile di vita o renderla più
significativa. Con l’avvento della senilità, tutti i disperanti sintomi
dell’abbattimento fisico come la tosse, il respiro difficile, la dispepsia e
l’emaciazione si manifestano.
La
senilità è come l’attendente reale che precede il re, la morte.
Ah, com’è
misterioso e stupefacente. Coloro che non sono stati sopraffatti dai nemici e
che hanno preso dimora in montagne inaccessibili, persino essi sono stati afflitti
dai demoni conosciuti come senilità e degenerazione.
Il tempo è
senza pietà, inesorabile, crudele, avido e insaziabile, è il più grande
illusionista, pieno di trucchi ingannevoli, non può essere analizzato, perché
per quanto venga diviso, ancora sopravvive indistruttibile; ha un appetito
insaziabile per ogni cosa, consuma il più piccolo insetto, la più grande
montagna e persino il re del Cielo.
Non c’è
pace né felicità nella mente, la gioventù svanisce, la compagnia dei santi è
rara, non c’è modo di uscire da questa sofferenza. La realizzazione della
verità non si vede in nessuno, nessuno è felice per la prosperità e la felicità
degli altri, né si trova compassione nel cuore di nessuno. Le persone diventano
ogni giorno più meschine. La debolezza ha sopraffatto la forza, la codardia ha
vinto il coraggio, la compagnia malvagia si trova facilmente, quella buona è
difficile da incrociare. Mi chiedo, dove il tempo stia conducendo l’umanità.
0 santi,
questo misterioso potere, che governa questa creazione distrugge persino i
potenti demoni, dissipa qualunque cosa sia stata considerata eterna, uccide
persino gli immortali. C’è qualche speranza per gli individui semplici come me?
Nell’ignoranza
l’uomo si lega alla moglie, al figlio e agli amici. Non sa che questo mondo è
come un grande centro di pellegrinaggio, dove innumerevoli persone si trovano
riunite insieme per caso e che coloro che egli chiama “ moglie”, “figli” ed
“amici” sono tra esse.
Rama continuò: “0 Santi, qualunque cosa sembri essere permanente o
transitoria in questo mondo, è simile ad un sogno. Ciò che è un cratere oggi,
era una montagna prima; ciò che è una montagna oggi, diventerà un buco nella
terra tra breve. Ciò che è una densa foresta oggi, viene presto trasformata in
una grande città; ciò che è suolo fertile ora, diventerà arido deserto. Simile
è il cambiamento nel proprio corpo, nel proprio stile di vita e nella propria
fortuna. Questo ciclo di vita e morte sembra essere un esperto danzatore il cui
vestito è fatto di anime viventi e i cui passi di danza consistono nell’elevare
le anime al cielo, abbatterle all’inferno o riportarle su questa terra.
Gli esseri
umani nascono come animali e viceversa; gli Dei perdono la loro divinità. Che
cosa c’è che sia immutabile, qui?
In questo
mondo gli oggetti di senso sembrano essere piacevoli, soltanto fino a che non
ci si ricorda di questa inevitabile distruzione.
Questa
percezione dei difetti del mondo ha distrutto le tendenze indesiderabili della
mia mente e perciò il desiderio dei piaceri sensoriali non sorge in essa.
Questo
mondo e le sue delizie mi sembrano amare; non amo vagabondare nei giardini di
piacere; non gioisco la compagnia delle fanciulle; non do valore
all’acquisizione della ricchezza. Desidero rimanere in pace all’interno di me
stesso. Costantemente indago: come posso allontanare il mio cuore completamente
anche dal solo pensare a questo fantasma perennemente mutevole chiamato
“mondo”?
Non bramo
la morte, né bramo vivere; rimango come sono, libero dalla febbre della
lussuria. Che cosa farò del regno, del piacere o della ricchezza che non sono
altro che giochi dell’ego che è assente in me? Se non mi stabilizzo nella
saggezza ora, quale altra opportunità sorgerà, poiché l’indulgenza nei piaceri
sensoriali avvelena la mente in modo tale che i suoi effetti durano parecchie
vite? Soltanto l’uomo di conoscenza è libero da questo, perciò, o saggi, vi
prego, istruitemi in tale modo che io possa per sempre essere libero
dall’angoscia, dalla paura e dalla disperazione. Con la luce della vostra
istruzione distruggete l’oscurità dell’ignoranza nel mio cuore”.
Rama continuò: “Riflettendo sul pietoso destino degli esseri umani
così caduti nel tremendo abisso del dolore, sono riempito di angoscia; la mia
mente è confusa, trema e sono spaventato ad ogni passo. Ho abbandonato ogni
cosa ma non mi sono stabilito nella saggezza; perciò sono parzialmente
prigioniero e parzialmente liberato. Sono come un albero che è stato tagliato
ma non completamente staccato dalla sua radice. Desidero controllare la mia
mente ma non ho la saggezza per farlo.
Vi prego,
ditemi, che cos’è questa condizione o stato in cui non si sperimenta alcun
dolore? Come può colui che è coinvolto nel mondo e nelle sue attività come me,
raggiungere lo stato supremo della pace e della beatitudine? Che cos’è che
mette in grado uno di non essere influenzato dalle varie attività ed
esperienze?
Vi prego,
ditemi, come fate voi illuminati a vivere in questo mondo? Come può la mente
essere liberata dalla lussuria e messa in grado di considerare il mondo come il
proprio Sé ed anche come non più prezioso di un filo d’erba? Quale biografia
del Grande dovremmo studiare al fine di apprendere il sentiero della saggezza?
Come si dovrebbe vivere in questo mondo?
0 Santi,
istruitemi in quella saggezza che metterà in grado la mia mente, altrimenti
irrequieta, di essere stabile come una montagna. La mente è ovviamente piena di
impurità; come può esser ripulita? E con quale ripulitore, prescritto da quale
grande saggio? Come si dovrebbe vivere, qui, per non cadere vittima delle
duplici correnti dell’amore e dell’odio? Ovviamente c’è un segreto che mette in
grado di rimanere non influenzati dall’angoscia e dalla sofferenza di questo
mondo, proprio come il mercurio non è influenzato quando è gettato nel fuoco.
Qual è questo segreto? Chi sono quegli eroi che si sono liberati dall’illusione
e quali metodi hanno adottato per liberarsi? Se considerate che io non sia
idoneo, né capace di comprendere questo, allora digiunerò fino alla morte.”
Valmiki disse: “Dopo aver parlato così, Rama rimase silente. Tutti
coloro che erano riuniti nella corte furono altamente ispirati dalle sagge
parole di Rama, capaci di disperdere l’illusione della mente. Sentivano che
loro stessi si erano liberati dai loro dubbi e dalle tenebre dell’ignoranza.
I venerabili anziani dell’assemblea dissero: “Sicuramente le risposte
che i santi stanno per dare alle profonde e sagge domande di Rama sono degne di
essere udite da tutti gli esseri dell’universo. 0 saggi, venite, venite! Tutti
insieme riuniamoci nella corte del re Dasharata ad ascoltare la risposta del
supremo saggio Vasistha”.
Valmiki disse: “Venendo a sapere questo tutti i saggi del mondo si
affrettarono alla corte dove furono doverosamente ricevuti, onorati e fatti
sedere in essa. Sicuramente, se nel nostro cuore non si riflette l’elevata
saggezza di Rama, allora saremo noi i perdenti. Qualunque sia la nostra
capacità o abilità, proveremmo con ciò di aver perso la nostra intelligenza.