11 Capitolo 5
"Upasama”
LA DISSOLUZIONE
Valmiki disse: “Le persone, incluso gli dei, i semi-dei, i saggi e i
membri della corte reale ascoltarono le parole di saggezza del saggio Vasistha
con totale attenzione. L’imperatore Dasaratha e i suoi ministri, nel contempo,
avevano abbandonato le loro preoccupazioni reali e i loro piaceri, intenti ad
assorbire gli insegnamenti del saggio.
Quando
cadde la notte, tutti, eccetto Rama, si ritirarono, ma Rama non poteva dormire.
Rama
contemplò le illuminanti parole del saggio Vasistha: ‘Che cos’è questa
apparizione del mondo? Chi sono tutti questi diversi tipi di persone e altri
esseri? Come appaiono qui? Da dove vengono e dove vanno? Qual è la natura della
mente e come consegue la pace? Come ha fatto a sorgere questa maya,
innanzitutto, e come giunge a fine? Ancora, la fine di questa illusione è
desiderabile o indesiderabile? Come è entrata la limitazione nel Sé infinito?
Che cosa
sono esattamente i mezzi che il saggio Vasistha ha prescritto per la conquista
dei sensi e della mente che sicuramente sono la sorgente del dolore? È
possibile abbandonare l’attrazione del piacere? E non è possibile por fine al
dolore senza abbandonare tale piacere? Questo, invero, è un problema. Ma poiché
la mente è il fattore cruciale in tutto questo, sicuramente se la mente gusta
una volta la pace suprema, libera dall’illusione del mondo, non la abbandonerà
per rincorrere i piaceri sensoriali.”
Valmiki continuò: “Quando il giorno albeggiò, Rama e gli altri si
alzarono ed eseguirono le loro funzioni mattutine e procedettero verso la
residenza del saggio Vasistha. Anche il saggio aveva concluso le sue preghiere
mattutine ed era in profonda meditazione. Quando si alzò, lui e gli altri
salirono su un cocchio e si recarono al palazzo del re Dasaratha. Mentre
entravano nella corte reale, il re andò loro incontro per riceverli con il
dovuto onore. Poi, tutti gli altri membri dell’assemblea, gli dei, i semi-dei,
i saggi e gli altri, entrarono e presero i loro rispettivi seggi.”
Vasistha disse: “0 Rama, hai contemplato profondamente gli insegnamenti
che ti ho impartito? Hai riflettuto su di essi durante la notte e li hai incisi
sulla tavola del tuo cuore? Ricordi che ho detto che la mente è l’uomo? Ricordi
ciò che ho detto sulla creazione di questo universo, in tutti i dettagli?
Poiché è soltanto con il ricordo frequente di tali insegnamenti che essi
diventano chiari”.
Rama disse: “Signore, ho proprio fatto questo. Tralasciando il
sonno, ho passato la notte meditando sulle tue parole illuminanti, sforzandomi
di scorgere la verità che esse indicano. Così, ho stabilito quella verità nel
mio cuore”.
Vasistha disse: “0 Rama, ascolta questo discorso sulla dissoluzione
dell’universo e sul conseguimento della pace suprema. Questa apparentemente
interminabile apparizione del mondo è sostenuta da esseri impuri (rajasici) e
ottusi (tamasici), come una struttura è sostenuta da pilastri. Ma, è
giocosamente e facilmente abbandonata da coloro che sono di natura pura, come
la pelle viene abbandonata, senza sforzo, da un serpente.
Coloro che
sono di natura sattvica e coloro le cui attività sono basate sulla purezza e
sulla luce, non vivono la loro vita meccanicamente, ma indagano sulla natura e
sull’origine di questa apparizione del mondo. Quando tale indagine è praticata
con l’aiuto del giusto studio delle scritture e nella compagnia dei saggi,
sorge, all’interno, una chiara comprensione in cui la verità è vista come alla
luce di una lampada. La verità non viene veramente vista, fino a che non è
percepita da se stessi in se stessi, attraverso tale indagine.
0 Rama,
quello che non era all’inizio e che cesserà di essere dopo un certo tempo, come
può essere considerato verità? Può essere considerato verità soltanto quello
che è sempre stato e sempre sarà.
La nascita
è della mente, o Rama e la crescita è anch’essa mentale; quando la verità viene
chiaramente vista, la mente viene liberata dalla sua ignoranza. Perciò, che la
mente sia condotta sul sentiero della rettitudine dallo studio delle scritture,
dalla compagnia dei santi e dalla coltivazione del distacco. Così equipaggiato,
si dovrebbe ricorrere ai piedi di un maestro la cui saggezza sia viva e,
aderendo fedelmente agli insegnamenti del maestro, gradualmente conseguire il
piano della totale purezza. Rama, scorgi il Sé per mezzo del Sé, attraverso la
pura indagine, come la fresca luna percepisce l’intero spazio”.
Vasistha continuò: “Risolvi la confusione tra il corpo e il Sé e sarai
immediatamente in pace. Proprio come un pezzo d’oro caduto nel fango non viene
mai inquinato da esso, il Sé è intaccato dal corpo. Lo ripeto a braccia alzate:
il Sé è una cosa, il corpo un’altra, come l’acqua e il loto, ma nessuno mi
ascolta.
Fino a che
la mente inerte, insenziente, prosegue sul sentiero del piacere, questa
oscurità dell'illusione del mondo non potrà essere dispersa.
Il piacere
e il dolore sono falsamente immaginati come esperienza, come falsamente si
pensa che il cielo sia inquinato dalla polvere. In effetti, il piacere e il
dolore non sono né del corpo né del Sé che trascende ogni cosa: appartengono
solo all’ignoranza. La loro perdita non è perdita. Né il piacere né il dolore
appartengono a nessuno. Tutto, invero, è il Sé che è pace suprema ed infinita.
Realizza questo, o Rama! Il Sé e il mondo non sono né identici, né differenti.
Tutto questo non è altro che il riflesso della verità. Null’altro esiste al di
fuori dell’unico Brahman.
‘Sono
digerente da questo’, è pura fantasia. Abbandonalo ora, o Rama! L’unico Sé
percepisce Se stesso, all’interno di Se stesso, come l’Infinita Coscienza,
perciò non c’è dolore, non c’è illusione, non c’è nascita, non c’è creatura. 0
Rama, riposa nel silenzio interiore, rimani solo senza pensieri auto-voluti.
Sii privo di desideri, appagato da ciò che viene non cercato. Vivi senza
sforzo, senza afferrare o senza abbandonare nulla. Rimani appagato nel tuo Sé e
sii libero da ogni disperazione!”
Vasistha continuò: “0 Rama, colui che sa che tutte le attività
semplicemente accadono a causa dell'esistenza della Coscienza, come un
cristallo riflette gli oggetti attorno a sé senza nessuna intenzione, è
liberato.
Colui che
ha preso nascita per l’ultima volta è investito di un misto di luce, cioè di
sattva e di un po’ di impurità, cioè di rajas. Sin dalla nascita cresce in
santità: la conoscenza entra in lui facilmente, tutte le nobili qualità come
l’amicizia, la compassione, la saggezza, la bontà e la magnanimità lo cercano e
prendono in lui la loro dimora. Egli esegue ogni azione appropriata, ma non è
sviato se i risultati sembrano essere guadagni o perdite, né si sente eccitato
o depresso: il suo cuore è chiaro ed è cercato dalla gente.
Uno così,
che è pieno di tutte le nobili qualità, cerca e segue un maestro illuminato che
lo diriga lungo il sentiero della conoscenza del Sé. Allora realizza il Sé che
è l’Unico Essere Cosmico. Tale liberato risveglia l’intelligenza interiore che
è stata addormentata fino ad ora e questa intelligenza risvegliata
istantaneamente conosce se stessa come la Coscienza Infinita Tale è il normale
corso dell’evoluzione , o Rama, comunque ci sono eccezioni a questa regola.
Nel caso
di coloro che hanno preso nascita in questo mondo esistono due possibilità per
il conseguimento della liberazione: la prima è percorrere il sentiero indicato
dal maestro, per cui il cercatore gradualmente raggiunge la meta della
liberazione; la seconda è la conoscenza del Sé che letteralmente cade nel
proprio grembo e c’è istantanea illuminazione. Ti narrerò un’antica storia che
illustra il secondo tipo di illuminazione: ti prego, ascoltala.”
La
storia del Re Janaka
Vasistha continuò: “0 Rama c’è un grande monarca la cui visione è
illimitata e che governa sul territorio Videha. È conosciuto come Janaka. Un
giorno andò in un giardino di piacere e mentre vi si aggirava udì le ispiranti
parole pronunciate da alcuni Siddha (saggi realizzati).
Essi
cantavano così: ‘Contempliamo quel Sé che si rivela come la pura esperienza
della beatitudine, quando il veggente, lo sperimentatore, viene in contatto con
l’oggetto dell’esperienza senza divisione o concettualizzazione. Contempliamo
il Sé in cui gli oggetti sono riflessi senza intenzione, una volta che
l’esperienza divisa di soggetto ed oggetto e l’intenzione o la volizione che ha
creato questa divisione sono cessate.
Contempliamo
quella luce che illumina tutto ciò che risplende, il Sé che trascende i
concetti gemelli di ‘è’ e ‘non è’ e che perciò è nel mezzo, per così dire.
Contempliamo quella Realtà in cui esiste ogni cosa, a cui ogni cosa appartiene,
da cui ogni cosa è emersa, che è la causa di ogni cosa perché è ogni cosa.
Contempliamo
il Sé che è la base stessa di ogni linguaggio ed espressione, l’alfa e l’omega,
che copre l’intero campo da ‘a ‘ a ‘ha’ e che è indicato dalla parola a-ham
(sono). Ahimè, le persone rincorrono scioccamente gli oggetti abbandonando il
Signore che dimora neùa caverna del proprio cuore. Colui che avendo conosciuto
l’indegnità degli oggetti ancora rimane vincolato a loro nel cuore non è un
essere umano.
Il re
Janaka disse a se stesso: ‘Ahimè, ahimè, oscillo impotente come una pietra in
questo mondo di miseria. Che cos’è la durata di una vita, in confronto
all’eternità? Tuttavia, ho sviluppato amore per essa. Vergogna alla mente!
Che cos’è
la sovranità di un’intera vita? Tuttavia, come uno sciocco, ho pensato di non
paterne fare a meno! Questa mia vita è soltanto un momento insignificante.
L’eternità si estende prima e dopo di essa! Come farò a tenerla cara? Chi è
quel mago che ha diffuso questa illusione chiamata il mondo e che mi ha così
illuso? Come mai sono così confuso? Realizzando che quello che è vicino e
quello che è lontano sono nella mia mente, abbandonerò la conoscenza degli
oggetti esterni. Sapendo che tutti gli affari di questo mondo conducono
soltanto a sofferenza senza fine, che speranza nutrirò di felicità? Giorno dopo
giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, momento dopo momento, vedo la felicità
che mi si avvicina portando dolore e il dolore che ritorna da me ripetutamente.
Qualunque
cosa sia vista o sperimentata, qui, è soggetta a cambiamento e distruzione, non
c’è nulla in questo mondo su cui il saggio possa fare affidamento. Coloro che
sono esaltati oggi, sono calpestati sotto i piedi domani! 0 mente sciocca, su
che cosa riporremo fiducia in questo mondo? Ahimè, sono vincolato da una corda,
sono macchiato dalle impurità, sono caduto, sebbene rimanga sulla cima!
0 mio Sé,
quale mistero! Proprio come il sole sempre brillante improvvisamente si trova
una nuvola che gli fluttua di fronte, io trovo questa strana illusione che
misteriosamente fluttua verso di me! Chi sono questi amici e parenti? Che cosa
sono questi piaceri? Anche un ragazzo, vedendo un fantasma rimane spaventato!
Io sono illuso da questi parenti immaginari! Sapendo che tutti questi parenti
sono corde che mi legano alla vecchiaia, alla morte, ecc., ancora mi aggrappo
ad essi. Che essi vivano o periscano, che cosa cambia per me?
Grandi
eventi e grandi uomini sono venuti e se ne sono andati, lasciando indietro
soltanto un ricordo! Su che cosa si porrà fiducia, persino ora? Anche gli dei e
la trinità sono venuti e andati milioni di volte! Che cosa è permanente in
questo universo? È una vana speranza che ci vincola a questo incubo conosciuto
come apparizione del mondo. Vergogna a questa miserabile condizione!”
Il re Janaka continuò: ‘Sono un ignorante, uno sciocco, illuso dal
fantasma conosciuto come senso dell’ego, che crea il falso sentimento ‘Io sono
il tal dei tali!’ Sapendo bene che il tempo ha calpestato i piedi di
innumerevoli dei e trinità, ancora intrattengo amore per la vita!
Giorni e
notti vengono spesi per vane brame, ma non per l’esperienza della beatitudine
della Coscienza Infinita. Sono passato dal dolore a uno maggiore, ma il
distacco non è sorto in me. Che cosa considererò eccellente o desiderabile,
vedendo che qualunque cosa nutrita in questo mondo se n’è andata, lasciandoci
miserabili? Giorno dopo giorno le persone in questo mondo crescono nel peccato
e nella violenza. Perciò, giorno dopo giorno, sperimentano un dolore maggiore.
L’infanzia è sciupata nell’ignoranza, la gioventù nel rincorrere i piaceri e il
resto della vita è speso in preoccupazioni familiari.
Che cosa
raggiunge una persona stupida in questa vita? Anche se si eseguono grandi riti
religiosi, si può andare in cielo, nulla di più. Che cos’è il cielo? È sulla
terra o nel mondo infernale? Esiste un luogo intoccato dall’afflizione? Il dolore
porta felicità e la felicità porta sulle spalle il dolore. I pori della terra
sono pieni di cadaveri, per questo sembra solida!
Ci sono
esseri, in questo universo, il cui battito di ciglia è della durata di
un’epoca! Che cos’è la mia vita a confronto? Naturalmente appaiono deliziosi e
durevoli oggetti, in questo mondo, ma portano con sé innumerevoli
preoccupazioni e ansietà. La prosperità è davvero avversità e l’avversità può
essere desiderabile, dipende dall’effetto che ha sulla mente. Solo la mente è
il seme di questa illusione dell’apparizione del mondo. È la mente che dà
origine al falso senso di “io” e “mio”.
In questo
mondo la mera ignoranza genera sentimenti tipo: “Dovrei avere questo” e “Questo
dovrei rigettarlo”. È meglio trascorrere la propria vita in isolamento o
all’inferno che vivere in questa apparizione del mondo. Ho gioito e sofferto
ogni tipo di esperienza, ora riposerò! Non mi angoscerò più, sono stato
risvegliato! Ucciderò questo ladro, la mente, che ha rubato la mia saggezza.
Sono stato ben istruito dai saggi, ora cercherò la conoscenza del Sé’.
Vasistha continuò: “Vedendo il re seduto, immerso in profonda
contemplazione, la sua guardia del corpo rispettosamente lo avvicinò e gli
disse: ‘Signore, è ora di considerare i vostri doveri reali. Le ancelle di
vostra maestà attendono, avendo preparato il vostro bagno profumato. I preti
aspettano il vostro arrivo nella stanza da bagno per cominciare il canto degli
inni appropriati. Signore, alzatevi e lasciate che ciò che deve essere fatto venga
fatto, poiché gli uomini nobili non sono mai non puntuali o negligenti!” Ma il
re ignorò le sue parole e continuò a riflettere.
‘Che cosa
farò di questa corte e dei doveri reali, sapendo che sono effimeri? Sono
inutili per me, rinuncerò ad ogni attività e ad ogni dovere e rimarrò immerso
nella beatitudine del Sé! 0 mente, abbandona la tua brama dei piaceri dei
sensi, cosicché tu possa liberarti dalla miseria di ripetute vecchiaie e morti.
Qualunque sia la condizione in cui speri di gioire la felicità, quella stessa
condizione si dimostra essere la sorgente dell'infelicità! Ne ho abbastanza di
questa vita peccaminosa, condizionata, alla ricerca dei piaceri! Cerca la
delizia che è naturale e inerente in te!’
Vedendo il
re silente, anche la guardia del corpo rimase silente. Il re, una volta ancora,
si disse: ‘Su quale eterna verità, in questo universo, riporrò la mia fiducia?
Che differenza fa se sono impegnato in un’incessante attività o se rimango
ozioso? Nulla in questo mondo è veramente durevole in ogni caso. Attivo o
ozioso, questo corpo è impermanente e sempre mutevole.
Ma quando
l’intelligenza è radicata nell’equanimità, che cosa è perduto e come? Non bramo
quello che non ho, né desidero abbandonare quello che mi è stato dato senza
essere stato cercato. Sono fermamente stabilito nel Sé. Ciò che è mio, sia mio!
Non c’è nulla per cui io debba lavorare, né c’è un significato nell’inazione.
Qualunque cosa venga guadagnata dall’azione o dall’inazione, è falsa.
Quando la
mente è così stabilita nella mancanza di desideri, quando non cerca il piacere,
quando il corpo e i suoi arti eseguono le loro naturali funzioni, l’azione e
l’inazione sono di uguale valore e significato. Perciò che il corpo si impegni
nelle sue funzioni naturali. Senza questa attività, il corpo si
disintegrerebbe. Quando la mente cessa di intrattenere le nozioni: “Io faccio
questo”, “Io gioisco questo”, in riferimento alle azioni così eseguite, l’
azione diventa non azione’.
Riflettendo
così, il re Janaka si alzò dal suo seggio, mentre il sole tramontava
all’orizzonte e cominciò ad impegnarsi nei doveri reali senza alcun
attaccamento per essi. Avendo abbandonato ogni concetto di desiderabile e
indesiderabile, liberato da ogni condizionamento o intenzione mentale, si
impegnò nell’azione spontanea ed appropriata, come se fosse nel sonno profondo,
sebbene fosse completamente sveglio! Eseguì i compiti del giorno, incluso
l’adorazione dei santi e alla conclusione della giornata si ritirò nel suo
isolamento per passare la notte in profonda meditazione che per lui era facile
e naturale. La sua mente si era naturalmente allontanata da ogni confusione ed
illusione ed era diventata fermamente stabilita nell’equanimità.
Quando si
alzò, il mattino successivo, il re Janaka così rifletté nella sua mente: ‘0 mente
instabile! Questa vita mondana non conduce alla tua vera felicità, perciò
raggiungi lo stato di equanimità. È nell’equanimità che sperimenterai pace,
beatitudine e verità!
Ogniqualvolta
crei pensieri perversi in te stessa, in seguito al tuo vagabondare, questa
illusione del mondo inizia ad espandersi e a diffondersi. Quando intrattieni
pensieri di piacere, questa illusione del mondo germoglia in innumerevoli rami.
È il pensiero che dà origine a questa apparizione del mondo, perciò abbandona
questa fantasia e consegui l’equanimità. Soppesa sulla bilancia della tua
saggezza i piaceri sensoriali e la beatitudine. Ciò che si dimostra essere la
verità, cerca quella.
0 mente,
sei falsa come l’apparizione del mondo! Quindi c’è una misteriosa relazione tra
i due, come quella che c’è tra una donna sterile e suo figlio! Se pensi di
essere reale e che il mondo sia irreale, come può esistere una vera relazione
tra i due? D’altra parte, se entrambi sono reali, dov’è allora la
giustificazione per l’esultazione e il dolore? Perciò abbandona il dolore e
ricorri alla profonda contemplazione, non c’è nulla in questo mondo che possa
condurti allo stato di pienezza, perciò prendi risolutamente rifugio nel
coraggio e nella sopportazione e vinci il tuo vagabondare”.
Vasistha continuò: “Avendo raggiunto la comprensione descritta, Janaka agì
come re e fece tutto quello che era necessario senza esserne coinvolto e con
grande forza di mente e di spirito. La sua mente non era distratta dai piaceri
reali. In effetti, si muoveva come se fosse continuamente in uno stato di sonno
profondo. Da allora, non fu interessato né all’accumulare né al rifiutare
nulla. Senza alcun dubbio né confusione visse nel presente. La sua saggezza
ininterrotta e la sua intelligenza non furono più offuscate dalle impurità.
Investito
della conoscenza del Sé vide tutte le cose nel Sé che è infinito. Sapendo che
tutto quello che accade accade naturalmente, non sperimentò né eccitazione né
depressione e rimase in un'ininterrotta equanimità. Janaka era diventato un liberato
pur vivendo (Jivanmukta).
Continuò a
governare il regno, senza chela sua conoscenza del Sé tramontasse o sorgesse
nuovamente a causa dell’influenza del male o del bene che prevaleva attorno a
lui. Rimanendo costantemente nella Coscienza dell’Infinito, sperimentò lo stato
della non-azione, anche se appariva agli altri sempre impegnato nelle diverse
attività. Tutte le sue tendenze e volizioni individuali avevano cessato di
esistere, perciò, sebbene sembrasse attivo, era in uno stato di sonno profondo costantemente.
Non rimuginava sul passato, né si preoccupava per il futuro, viveva nel
presente sorridendo, sempre felice.
Janaka
conseguì tutto questo per mezzo della sua stessa indagine, similmente, si
dovrebbe perseguire l’indagine sulla natura della verità fino a che si
raggiungono i limiti stessi di essa.
La
conoscenza del Sé o conoscenza della Verità, non si ottiene ricorrendo ad un
guru, né con lo studio delle scritture, né con opere buone; viene conseguita
solo per mezzo dell’indagine, con l’ispirazione della compagnia del saggio e
del santo”.
Vasistha continuò: “Qualunque dolore ci possa essere, anche se può
sembrare difficile da sopraffare, viene facilmente superato con l’aiuto del
battello della saggezza. Colui che è privo di questa saggezza, è disturbato
persino da piccole difficoltà. Lo sforzo e l’energia diretti dalla gente verso
attività mondane, dovrebbero essere impiegati per conseguire questa saggezza.
Bisogna
innanzitutto annientare l’ottusità dell’intelletto, che è la sorgente di ogni
dolore e calamità e che è il seme di questo enorme albero dell’apparizione del
mondo.
Questo
oceano dell’apparizione del mondo è attraversato per mezzo della saggezza, non
per mezzo di carità, pellegrinaggi o austerità. Gli uomini dotati di virtù
divine, le hanno guadagnate attraverso la saggezza. Anche i re hanno ottenuto i
loro troni per mezzo della saggezza”.
Vasistha continuò: “0 Rama, se ci si impegna in una costante indagine sul
Sé e si scorge la perennemente mutevole natura del mondo, a tempo debito si conseguirà
la conoscenza come Janaka.
Così ti ho
narrato come il re Janaka conseguì la conoscenza del Sé, per un atto di grazia
che fece ‘piovere’ la conoscenza dal cielo. Quando il sentimento limitato e
condizionato ‘Io sono il tal dei tali’ cessa, allora sorge la Coscienza
dell’onnipervadente Infinito. Perciò Rama, come Janaka, anche tu allontana la
falsa e fantasiosa nozione dell’ego dal tuo cuore. Quando questo viene
disperso, la luce suprema della conoscenza del Sé sicuramente splenderà in te.
Il senso dell’ego
è la più densa forma di oscurità; quando viene disperso la Luce interiore
risplende in Se stessa. Colui che sa: ‘Io non sono, né esistono gli altri, né
esiste la non-esistenza’, e la cui attività mentale è giunta ad un punto fermo
non è coinvolto nell’acquisire.
0 Rama,
non c’è schiavitù, qui, se non la brama di acquisire e l’ansietà di evitare ciò
che si considera indesiderabile. Abbandonando entrambe queste attitudini,
riposa in ciò che rimane.
Vasistha continuò: “La mente non raggiunge lo stato della suprema
tranquillità finché questi due impulsi non vengono eliminati. Allo stesso modo,
fino a che uno sente: ‘questo è reale’ e ‘questo è irreale’ la mente non
sperimenta pace ed equilibrio.
La
mancanza di desideri o l’assenza di ogni aspettativa, la mancanza di paura,
l’immutabile stabilità, l’equanimità, la saggezza, il non attaccamento, la
non-azione, la bontà, la totale assenza di perversione, il coraggio, la
sopportazione, l’amicizia, l’intelligenza, l’appagamento, la gentilezza, il
discorso piacevole: tutte queste qualità sono naturali per colui che è libero
dagli istinti dell’acquisizione e del rigetto e tali qualità sono non
intenzionali e spontanee.
Uno
dovrebbe impedire alla mente di fluire verso il basso, proprio come il flusso
di un fiume è bloccato dalla costruzione di una diga. Dopo aver fermamente
abbandonato ogni contatto con gli oggetti esterni rivolgi la mente all’interno
e rifletti su ogni cosa all’interno di te stesso, anche quando impegnato in
varie attività.
Con
l’aiuto di questa affilata spada della saggezza taglia questa rete di
condizionamenti, che è la sola causa di questo flusso dell’apparizione del
mondo. Taglia la mente con la mente stessa. Avendo raggiunto lo stato del
sattva, della purezza, rimani stabilito in esso fin da ora. Taglia la mente con
la mente e abbandona il pensiero della mente che così nega la mente: in questo
modo avrai finalmente distrutto l’apparizione del mondo.
Sii
fermamente attaccato alla consapevolezza dell’irrealtà di tutto questo e
abbandona ogni speranza e aspettativa. Radicato nell’equanimità, compi
qualsiasi cosa sembri essere l’azione adeguata in ciascuna situazione e non
pensare nemmeno a ciò che è così arrivato senza essere cercato. Vivi una vita
senza volizione. Proprio come il Signore può essere detto essere sia l’agente
che il non-agente di tutte le azioni, anche tu vivi non intenzionalmente,
facendo, tuttavia non facendo, ciò che deve essere fatto.”
Vasistha continuò: “Tu sei il conoscitore di tutto, il Sé, sei l’Essere
non nato, sei il Supremo Signore, non sei diverso dal Sé che pervade ogni cosa.
Colui che ha abbandonato l’idea che ci sia un oggetto di percezione diverso dal
Sé non è soggetto ai difetti nati dalla gioia e dall’angoscia. Egli è
conosciuto come uno yogi: colui che è liberato dall’attrazione e
dall’avversione, per il quale un pezzo di terra e un pezzo d’oro sono di uguale
valore ed importanza e che ha abbandonato ogni tendenza che conferma
l’apparizione del mondo.
Qualunque
cosa faccia, qualunque cosa gioisca, qualunque cosa dia, qualunque cosa
distrugga, la sua coscienza è libera e perciò equanime nel dolore e nel
piacere. Colui che è confermato nella, convinzione che esiste soltanto la
Coscienza Infinita è istantaneamente liberato dai pensieri e dal piacere, ed è
perciò tranquillo e controllato nel Sé. La mente è per natura inerte, si fa
prestare intelligenza dalla Coscienza, al fine di ottenere l’abilità di
sperimentare. La Coscienza soltanto è la sua luce, altrimenti come farebbe a
funzionare intelligentemente la mente inerte? Coloro che sono ben versati nelle
Scritture dichiarano che gli immaginari movimenti dell’energia nella Coscienza
sono conosciuti come mente e che le espressioni della mente, sono conosciuti
come pensieri o idee.
La
Coscienza senza la concettualizzazione è l’eterno Brahman, l’Assoluto. La
Coscienza più la concettualizzazione è la mente.
In effetti
è la Coscienza Infinita soltanto che è diventata tutto questo, ma fino a che
non si risveglia la sua Natura Infinita non conosce Se stessa nella conoscenza
del Sé. Perciò la mente dovrebbe essere risvegliata per mezzo dell’indagine
basata sulle Scritture, sul distacco e sul controllo dei sensi. Questa
intelligenza, quando è così risvegliata, risplende come Brahman l’Assoluto,
altrimenti continua a sperimentare questo mondo finito.”
Vasistha continuò: “Quando questa intelligenza interiore non è
risvegliata, non conosce realmente né comprende nulla. Ciò che sembra essere
conosciuto attraverso i pensieri naturalmente non è la realtà: questi pensieri
stessi ricavano il loro valore dalla Coscienza, proprio come i ricettacoli
ricavano il loro profumo dall’incenso tenuto in essi. A causa di questa
intelligenza presa a prestito, il pensiero è capace di conoscere una minuscola
frazione infinitesimale di questa Coscienza Cosmica, ma la mente sboccia
pienamente solo quando la luce dell’Infinito risplende su di essa. Altrimenti,
sebbene appaia essere intelligente, il pensiero è incapace, in realtà, di
comprendere nulla, proprio come la figura di granito di un danzatore non danza,
pur se le viene chiesto di farlo. Può una scena di battaglia dipinta su un
canovaccio generare il tumulto delle armate che combattono? Può un cadavere
alzarsi e correre? La figura del sole scolpita su una roccia può disperdere
l’oscurità?
Similmente,
che cosa può fare la mente inerte? Proprio come il miraggio appare essere acqua
fluente soltanto quando il sole risplende, la mente appare essere intelligente
e attiva solo a causa di questa Luce interiore della Coscienza. La gente
ignorante scambia il movimento della forza vitale per la mente: in effetti non
è null’altro che il prana, o forza vitale.
L’Intelligenza
che s’identifica con certi movimenti della forza vitale nel Sé, intrattenendo
nozioni di ‘questo sono io’ e ‘questo è mio’, è conosciuta come il jiva o
l’anima vivente. Intelligenza, mente, jiva, ecc. sono nomi usati perfino dai
saggi; tali entità, comunque, non sono reali, dal punto di vista assoluto. In
verità non c’è mente, non c’è intelligenza, non c’è essere incarnato: il Sé
solo esiste in ogni tempo. Il Sé soltanto è il mondo, il Sé soltanto è il tempo
ed anche il processo evolutivo.
Quando la
Luce interiore comincia a risplendere la mente cessa di essere, proprio come
quando c’è la luce l’oscurità svanisce. D’altra parte, quando la Coscienza è
oggettivata in uno sforzo di sperimentare gli oggetti dei sensi, il Sé è, per
così dire, dimenticato e sorgono pensieri concernenti le creature della mente.”
Vasistha continuò: “ Un pensiero che sorge nell’Essere Supremo è conosciuto
come coscienza individuale. Quando questa coscienza è liberata dal pensiero e
dalla individualizzazione c’è liberazione. Il seme di questa apparizione del
mondo non è altro che il sorgere di un pensiero nella Coscienza Infinita, che
diede origine alla coscienza individuale finita e limitata. Quando la Coscienza
si spostò dal suo stato supremamente quiesciente e divenne, per così dire,
macchiata dal pensiero, sorse in Essa la facoltà pensante e con ciò la mente
pensò all’universo.
Rama, la
mente viene controllata per mezzo del controllo della forza vitale: proprio
come l’ombra cessa quando la sostanza è rimossa, la mente cessa quando viene
controllata la forza vitale. È a causa del movimento della forza vitale che uno
ricorda le esperienze che ha avuto da altre parti.
La forza
vitale è controllata dai seguenti mezzi: dal distacco, dalla pratica del
pranayama o dalla pratica dell’indagine sulla causa del movimento della forza
vitale. Si pone fine al dolore attraverso mezzi intelligenti e con la diretta conoscenza
o esperienza della Suprema Verità.
È
possibile per la mente presumere l’esistenza dell'intelligenza in una pietra,
ma la mente non possiede la minima intelligenza: il movimento appartiene alla
forza vitale che è inerte; l’intelligenza o il potere della coscienza
appartiene al Sé, che è puro ed eternamente presente.
La
relazione tra la forza vitale e la Coscienza è immaginaria: se non fosse
immaginata non ci sarebbe apparizione del mondo. La forza vitale con la sua
associazione con la Coscienza diventa conscia e sperimenta il mondo come il suo
oggetto, ma tutto questo è irreale quanto l’esperienza di un fantasma che fa un
bambino. Il movimento all’interno della Coscienza Infinita, soltanto, è la
Verità.
Può questa
Coscienza Infinita essere influenzata da qualche fattore finito? In altri
termini, può un'entità inferiore sopraffare una superiore? Perciò, Rama, in
verità non c’è mente o coscienza finita: quando tale verità è chiaramente
compresa quello che era falsamente immaginato come mente giunge a termine.
Appariva essere a causa dell’imperfetta comprensione; quando questo
fraintendimento cessa anche la mente cessa di essere.”
Vasistha continuò: “Questa mente inerte non è una reale entità, perciò è
per sempre morta. Tuttavia gli esseri in questo mondo sono uccisi da questa
cosa morta. Com’è misteriosa questa stupidità! La mente non ha sé, non ha
corpo, non ha sostegno, non ha forma, tuttavia da questa mente ogni cosa è
consumata in questo mondo. Questo, invero, è un grande mistero.
Questa
creazione è stata provocata soltanto dall’ignoranza e dalla stupidità.
Nonostante si sappia questo, è strano che gli esseri viventi cerchino di
rafforzare questa non-entità, irreale e falsa.
Questo
mondo così creato dalla mente non esistente, viene distrutto da un’altra mente
ugualmente non esistente. Questa apparizione illusoria del mondo non è
null’altro che la mente”.
Vasistha continuò: “I miei insegnamenti non sono indirizzati a coloro la
cui intelligenza è stata messa a tacere da una ferma fede nella realtà di questo
mondo illusorio e dal conseguente sforzo per ottenere i piaceri di questo
mondo.
Quale
sciocco istruirà l’ubriacone sulle sottigliezze della metafisica? Chi può
istruire l’ignorante che trova difficile governare la mente che è muta e cieca?
In effetti,
la mente non esiste, perciò sii certo che è stata conquistata, sempre. Colui
che trova difficile sopraffare la mente non-esistente, soffre per gli effetti
del veleno che non ha preso. Il saggio vede sempre il Sé e sa che tutti i
movimenti sorgono dalla forza vitale. Egli sa anche che i sensi eseguono le
loro rispettive funzioni.
Che cosa,
allora, è conosciuto come mente? Tutto il moto appartiene alla forza vitale,
tutta la Coscienza appartiene al Sé e i sensi hanno ciascuno il proprio potere.
Che cosa
li lega insieme? Tutti sono, invero, aspetti dell’Unica Onnipotente Coscienza.
‘Diversità’ è una parola senza sostanza, come può sorgere in te anche solo
l’idea della diversità? Che cosa è, invero, il Jiva, se non una parola che ha
offuscato l’intelligenza della gente?
Persino la
coscienza finita o individualizzata è una fantasia irreale, che cosa può fare?
Vedendo il destino della gente ignorante, che sta soffrendo perché la mente che
hanno fantasticato vela la Verità che sola esiste, sono riempito di pietà. In
questo mondo gli sciocchi sono nati solo per soffrire e perire. Ogni giorno
milioni di animali sono uccisi in tutto il mondo, ogni giorno milioni e milioni
di zanzare sono uccise dal vento, ogni giorno nell’oceano i pesci grandi
mangiano i piccoli; che cosa c’è da angosciarsi?
Gli
animali più forti uccidono e mangiano gli animali più deboli in questo mondo.
Dalla più piccola formica alla più grande delle divinità, tutti sono soggetti
alla nascita e alla morte. Ogni momento innumerevoli esseri muoiono e
innumerevoli altri nascono, indipendentemente dal fatto che le persone lo
apprezzino o meno, che si rallegrino o si angoscino. Perciò sarebbe più saggio
non angosciarsi né rallegrarsi dell’inevitabile.
Vasistha continuò: “0 Rama, colui che cerca di rimuovere il dolore della
gente di intelligenza perversa, si sta sforzando di coprire il cielo con un
piccolo ombrello. Coloro che si comportano come bestie non possono essere
istruite poiché sono condotti come animali dalla corda della loro mente.
Invero,
persino le pietre spargono lacrime guardando quella gente ignorante che
sprofonda nel fango della loro stessa mente, le cui azioni provocano il loro
stesso disastro. Perciò il saggio non cerca di insegnare a coloro che non hanno
sopraffatto la loro mente e che sono per questo miserabili in ogni modo.
D’altra parte, il saggio si sforza di rimuovere il dolore di coloro che hanno
conquistato la loro mente e che sono perciò maturi per intraprendere l’indagine
del Sé. Sino a che il Sé è dimenticato, sino ad allora questa mente immaginaria
esiste. Ora che hai realizzato che la mente immaginaria cresce con la continua
affermazione della sua esistenza, abbandona tale pensiero. Quando l’oggettività
sorge nella tua coscienza, quest’ultima diventa condizionata e limitata e
questa è schiavitù.
Abbandona
il pensiero impuro che crea la dualità nel mondo del Sé. Nel mezzo, tra il Sé
come veggente e il mondo come visto, tu sei il vedere, rimani sempre in questa
realizzazione. Tra lo sperimentatore e l’esperienza, tu sei lo sperimentare.
Conoscendo questo rimani nella conoscenza del Sé.
Quando
abbandonando questo Sé pensi ad un oggetto, allora diventi la mente, il
soggetto e l'infelicità. Quell’intelligenza che si considera diversa dalla
conoscenza del Sé è ciò che costituisce la mente, la radice del dolore.
Quando si
realizza che tutto questo non è altro che il Sé, non c’è mente, non c’è
soggetto, non c’è oggetto, non c’è pensiero. Quando pensi ‘io sono il jiva’,
ecc., sorge la mente e con essa sorge il dolore”.
Vasistha continuò: ”Quando il Sé, dimenticando se stesso, si identifica
con gli oggetti visti e sperimentati ed è così reso impuro, sorge il veleno
della brama che intensifica l’illusione.
Qualunque
terribile sofferenza e calamità vi sia nel mondo sono i frutti della brama, o
Rama.
Afflitto
da essa l’uomo diventa debole e privo di splendore, meschino, illuso,
miserabile e decaduto. Quando questa brama è cessata, la propria forza vitale è
pura e tutte le qualità e le virtù divine entrano nel proprio cuore.
La brama
fa diventare piccoli: perfino il signore Vishnu divenne un nano quando decise
di mendicare. Tutti i tre mondi esistono solo a causa della brama. Tutti gli
esseri nei tre mondi sono vincolati da questa corda: è possibile spezzare
persino la corda più resistente, in questo mondo, ma è difficile sciogliere la
corda della brama.
Perciò,
Rama, abbandona la brama abbandonando il pensiero o la concettualizzazione. La
mente non può esistere senza il pensiero o la concettualizzazione. Innanzitutto
che le immagini di ‘tu’, ‘io’ e ‘questo’ non sorgano nella mente, poiché è a
causa di queste immagini che le speranze e le aspettative vengono in essere.
Se puoi
astenerti dal costruire queste immagini sarai considerato un uomo di saggezza.
La brama non è diversa dal senso dell’ego e il senso dell’ego è la sorgente di
ogni peccato. Taglialo alla radice con la spada della saggezza del non-ego; sii
libero dalla paura.”
Rama disse: ”Signore, mi istruisci ad abbandonare il senso dell’ego
e la brama che ne sorge. Se io abbandono il senso dell’ego allora sicuramente
abbandonerò anche questo corpo e tutto quello che è basato sul senso dell’ego,
poiché il corpo e la forza vitale riposano sul sostegno del senso dell’ego.
Quando la radice è tagliata allora l’albero cadrà. Come è possibile per me
abbandonare il senso dell’ego e ancora vivere?”.
Vasistha rispose: ”Rama, l’abbandono di ogni nozione, condizionamento e
concettualizzazione è detto essere di due tipi: uno è basato sulla conoscenza
(diretta realizzazione) e l’altro sulla contemplazione. Te li descriverò in
dettaglio.
Si
dovrebbe diventare consapevoli della propria nozione illusa in cui si pensa:
‘Io appartengo a questi oggetti del mondo e la mia vita appartiene ad essi. Non
posso vivere senza di essi e nemmeno essi possono esistere senza di me’.
Per mezzo
della propria indagine un individuo contempla: ‘Non appartengo a questi
oggetti, né essi mi appartengono’. Abbandonando così il senso dell’ego attraverso
l’intensa contemplazione, bisognerebbe abbandonarsi gioiosamente alle azioni
che avvengono naturalmente, ma con il cuore e la mente sempre calmi e
tranquilli. Tale abbandono del senso dell’ego e del condizionamento è
conosciuto come la mancanza d’ego contemplativa.
Quando c’è
la Conoscenza o la diretta esperienza della Verità non duale, cadono il senso
dell’ego e il condizionamento e non si intrattengono sentimenti del tipo:
‘Questo è mio’, persino nei confronti del corpo. Questa è conosciuta come diretta
realizzazione della mancanza di ego.
Colui che
abbandona il senso dell’ego attraverso il metodo contemplativo, è liberato pur
vivendo.
Janaka e
altri seguirono il metodo contemplativo.
Altri che
hanno la diretta esperienza della mancanza di ego, sono una cosa sola con
Brahman e si sono elevati al di là della coscienza corporea; tutti sono
liberati”.
Mentre il
saggio Vasistha diceva questo, un altro giorno terminò e l’assemblea si
sciolse.
Il mattino seguente Vasistha continuò: “0 Rama, coloro che si
sono elevati al di sopra della coscienza corporea sono al di là della
descrizione, perciò ti descriverò la natura di coloro che sono liberati pur
vivendo.
Il
desiderio che sorge nel corso delle proprie funzioni naturali, privo di brama,
è quello di un saggio liberato; ma il desiderio vincolato dalla brama per gli
oggetti esterni, conduce alla schiavitù.
‘Voglio
che questo sia mio‘, quando una tale brama sorge nel cuore, dà origine alle
impurità (rajas); una tale brama deve essere abbandonata da una persona
saggia con ogni mezzo, in ogni momento.
Abbandona
il desiderio che tende alla schiavitù e poi anche il desiderio della
liberazione; rimani immobile come l’oceano, sapendo che il Sé è libero dalla
vecchiaia e dalla morte. Che questi non disturbino la tua mente! Quando
l’intero universo viene realizzato come illusorio, la brama perde il suo
significato.
I seguenti
quattro tipi di sentimenti sorgono nel cuore dell’uomo: ‘Sono il corpo nato dai
miei genitori’, ‘Sono il sottile principio atomico diverso dal corpo’, ‘Sono
l’eterno principio in tutti gli oggetti perituri del mondo’ e ‘L’io come pure
il mondo sono puro vuoto come lo spazio’.
Di questi,
il primo conduce alla schiavitù e gli altri alla libertà. I desideri collegati
al primo, causano schiavitù, i desideri concomitanti agli altri tre, non
causano schiavitù. Una volta che la realizzazione ‘Io sono il Sé di tutto’ è
sorta, uno non cadrà ancora nell’errore o nel dolore. È il Sé solo che è
variamente descritto come Vuoto, Natura, Maya, Brahman, Coscienza, Shiva,
Purusha, ecc. Solo Quello è sempre reale, non c’è null’altro. Ricorri alla
comprensione della non dualità, poiché la Verità è non duale. Comunque,
l’azione coinvolge la dualità e perciò funziona nell’apparente dualità; così,
che la tua natura partecipi sia della dualità che della non dualità. La Realtà
non è né dualità, poiché è la mente che crea divisione, né unità, poiché il
concetto di unità sorge come sua antitesi, come antitesi della dualità. Quando
questi concetti cessano, l’Infinita Coscienza è realizzata essere l’unica
Realtà.
Vasistha continuò: “Il saggio liberato riposa nello stato supremo di
Pienezza, perciò non è agitato o eccitato dagli eventi di questo mondo. In
tutte le ostilità, è nella posizione neutrale, tuttavia è investito di
compassione e considerazione per tutto e rimane non toccato dall’apparizione
del mondo. Se gli si parla risponde semplicemente in modo appropriato e se non
gli si parla è silente. Non cerca nulla, non odia nulla, così non è afflitto
dal mondo.
Dice ciò
che è bene per tutti e, quando è interrogato, spiega in modo convincente le sue
opinioni. Sa ciò che è adeguato e ciò che non lo è; è consapevole del punto di
vista degli altri, stabilito nello stato supremo, rimanendo calmo e tranquillo
nel suo cuore, guarda divertito lo stato del mondo. Tale è la condizione dei
saggi che hanno raggiunto la liberazione pur vivendo nel mondo.
Siamo
incapaci di esporre la filosofia degli sciocchi che non hanno controllato la
loro mente e sono immersi nel fango dei piaceri dei sensi. Sono interessati
soltanto ai piaceri sessuali e nell'acquisizione di ricchezza materiale. Siamo
anche incapaci di esporre il sentiero dei rituali che portano ogni sorta di
ricompensa nella forma di dolore e piacere.
0 Rama,
vivi in questo mondo con visione illimitata avendo rigettato fermamente ogni
limitazione. Internamente sii libero da ogni desiderio e speranza, ma
esternamente fai ciò che dev’essere fatto. Esamina ogni cosa e cerca solo
quello che non è limitato o finito: e vivi in questo mondo contemplando
costantemente l’Infinito.
L’onnipresente
Sé infinito non può mai essere vincolato, così, come può essere liberato? Tutta
questa confusione sorge a causa dell’ignoranza della Verità. Quando la Verità è
conosciuta questa confusione svanisce, come l’immaginario serpente nella corda.
Vasistha continuò: “Sii libero dalla paura causata dalla nozione del
mondo. Per colui che non è nato, non ci sono parenti o dolore causato da essi.
Tu sei la
Luce Eterna, pura ed estremamente sottile. L’apparizione illusoria non è altro
che illusione, il sogno non è altro che un sogno. Questo fiume della relazione
scorre continuamente. Quello che è in alto, procede verso il basso e quello che
è sotto si eleva verso l’alto. Coloro che sono in cielo più tardi andranno
all’inferno e coloro che sono all’inferno, andranno in cielo. Vanno da una
specie ad un’altra; da una parte dell’universo ad un’altra; il coraggioso
diventa codardo, il codardo diventa coraggioso. Non c’è nulla in questo
universo che sia immutabile, o Rama. I parenti dopo un po’ se ne vanno. Amico,
nemico, parente, estraneo, io, tu, sono parole senza sostanza corrispondente.
‘E un amico’, ‘Non è un parente’. Questi pensieri sorgono a una persona di poco
conto. In una persona dalle vaste vedute, tali distinzioni non sorgono.
0 Rama,
tutti gli esseri sono tuoi parenti, poiché in questo universo non esiste
un’assoluta mancanza di relazione. Il saggio sa che "non esiste alcun
luogo dove io non sia", e "ciò che non è mio non è". Così,
supera la limitazione e il condizionamento”.
Vasistha continuò: “0 Rama, a questo proposito, c’è un’antica leggenda che
ti narrerò.
La
storia di Punya e Pavana
Nel
continente conosciuto come Jambudvipa, c’è una grande montagna chiamata
Mahendra. Nella foresta alle pendici di quella montagna, dove scorreva il fiume
Vyoma Ganga vivevano molti saggi e santi tra cui un santo di nome Dirghatapa
che era, come implica il suo nome, l’incarnazione stessa di un’austerità
ininterrotta.
Questo
asceta aveva due figli, Punya e Pavana. Punya aveva raggiunto la piena
illuminazione, ma Pavana, sebbene avesse sopra6'atto l’ignoranza, non aveva
ancora raggiunto la piena illuminazione. Con l’inesorabile trascorrere
dell’invisibile e intangibile tempo, il saggio Dirghatapa che si era liberato
di ogni tipo di attaccamento e brama, come un uccello vola via dalla sua
gabbia, abbandonò il corpo, raggiungendo lo stato di suprema purezza. Usando il
metodo yoga che aveva imparato da lui, sua moglie lo seguì.
In seguito
a questa improvvisa dipartita dei genitori, Pavana cadde nell’angoscia e si
lamentò in maniera inconsolabile.
Punya, da
parte sua, eseguì le cerimonie funebri, ma rimase intoccato dalla perdita. Poi
avvicinò l'angosciato fratello, Pavana e gli disse: ‘Fratello, perché porti su
di te questo tremendo dolore? Solo la cecità dell’ignoranza è la causa di
questo torrenziale scroscio di lacrime dai tuoi occhi. Nostro padre se n’è
andato da qui, con nostra madre, in quello stato di liberazione che è naturale
per tutti gli esseri e che è l’essenza stessa di coloro che hanno vinto l’ego.
Perché ti angosci quando sono ritornati alla loro natura? Ti sei vincolato in
maniera ignorante alle nozioni di “padre” e “madre” e ti angosci per coloro che
sono liberi da tale ignoranza. Egli non era tuo padre, né ella era tua madre,
né tu eri loro figlio. Hai avuto innumerevoli padri e madri; essi hanno avuto
innumerevoli figli; innumerevoli sono state le tue incarnazioni e se desideri
angosciarti per la morte dei genitori, perché non ti angosci costantemente per
tutti gli esseri?
0 nobile,
ciò che vedi come mondo, è solo un’apparizione illusoria; in verità non ci sono
amici né parenti, perciò non c’è morte né separazione. Abbandona le nozioni di
“io”, “tu”, “è morto, se n’è andato!”. Questi sono i tuoi concetti, non la
verità’.
Punya continuò: ‘Queste parentele non sono basate sulla verità, non
sono altro che parole. Se ritieni qualcuno un amico, è un amico; se lo ritieni
qualcos’altro, è qualcos’altro. Quando tutto questo è visto come l’unico Essere
Onnipresente, dov’è la distinzione tra l’amico e l’altro?
Fratello,
indaga su te stesso. Questo corpo inerte è composto di carne, sangue, ossa,
ecc. Che cos’è l’io in esso? Se indaghi in questo modo sulla verità,
realizzerai che non c’è nulla che sia te, né nulla che sia “io”. Quello che
viene chiamato Punya o Pavana, è solo una falsa nozione. Comunque, se pensi
ancora: “Io sono”, allora nelle incarnazioni passate hai avuto moltissimi
parenti. Perché non ti angosci per la loro morte? Hai avuto molti parenti cigni
quando eri un cigno, molti parenti alberi quando eri un albero, molti parenti
leoni quando eri un leone, molti parenti pesci quando eri un pesce, perché non
piangi per essi?
Eri un
principe, sei stato un asino, un albero di pipal e un banyan. Fosti un bramino,
una mosca, una zanzara e una formica. Per sei mesi sei stato uno scorpione, poi
un’ape e ora sei mio fratello. In queste numerose incarnazioni, hai preso
nascita ripetutamente, innumerevoli volte.
Anch’io ho
avuto molte incarnazioni, le vedo tutte, come le tue, per mezzo della mia
sottile intelligenza che è pura e dalla visione chiara. Lungo questo sentiero
della vita, i parenti sono seminati come foglie secche su un sentiero della
foresta, quale può essere una causa adeguata per l’angoscia o la gioia in
questo mondo, fratello? Perciò abbandoniamo tutte queste nozioni ignoranti e
rimaniamo in pace.
Abbandona
la nozione del mondo che nasce nella mente come "io" e sii
tranquillo. Non hai infelicità, non hai nascita, non hai padre, non hai madre.
Sei il Sé e nient’altro’.”
Vasistha continuò: “Così istruito da suo fratello, Pavana fu risvegliato
ed entrambi rimasero come esseri illuminati, dotati di saggezza e realizzazione
diretta. Nel corso del tempo abbandonarono la loro incarnazione e conseguirono
la liberazione finale, come una lampada senza combustibile.
Proprio
come il fuoco brucia più ardentemente quando viene nutrito, i pensieri si
moltiplicano col pensarli (col dare loro attenzione). Perciò ascendi il cocchio
del non pensiero e con visione compassionevole e senza limiti, scorgi i mondi
sprofondati nel dolore.
Non c’è
nulla di valore nei tre mondi, nulla che uno possa desiderare di avere che non
possa essere ottenuto dalla mente libera dalla brama.
La mente
consegue la realizzazione solo con il supremo distacco, non riempiendosi di
desideri e speranze.
Quando la
mente è libera dai movimenti del pensiero, che sono motivati da speranze o
brame, allora diventa ‘non mente’ e quella è la liberazione. Il pensiero
provocato dalle speranze e dalle brame è conosciuto come vritti, movimento
del pensiero. Quando le speranze e le brame sono abbandonate, non c’è nemmeno vritti.
Quando la
causa aggravante è rimossa l’effetto cessa di essere, perciò, per riportare
alla pace la mente, rimuovi la causa disturbante che è la speranza o la brama.
Vasistha continuò: “0 Rama, provoca una trasmutazione della mente, proprio
come fece il re Bali. Ascoltane la storia per mezzo della quale otterrai la
conoscenza della Verità eterna.
La storia del re Bali
In
un’altra parte del mondo c’è ciò che è conosciuto come Patala, il mondo degli
inferi.
In esso si
trovano demonesse estremamente belle, strani rettili con molte teste, demoni
con corpi enormi, grandi elefanti, luoghi che sono pesantemente inquinati e
dove un terribile rumore, ‘kata-kata’, riempie costantemente l’aria. Ci sono
caverne o profonde miniere piene di gemme preziose, luoghi che sono stati
santificati dalla polvere dei piedi divini del saggio Kapila e luoghi santificati
dal signore Atakeshvara che è adorato dalle ninfe celestiali.
Il re
demone Bali, figlio di Virochana, governò su questa regione. Il Signore
dell’universo, Hari stesso, era il protettore di questo re, perciò persino il
re del cielo, Indra, lo adorò. Per il calore dello splendore di questo re Bali
gli oceani, per così dire, si prosciugarono. I suoi occhi erano così potenti
che con un semplice sguardo poteva smuovere montagne.
Bali
governò a lungo sul mondo degli inferi. Nel corso del tempo fu sopraffatto da
un intenso distacco e cominciò ad indagare così: ‘Quanto a lungo governerò su
questo mondo degli inferi e per quanto vagherò nei tre mondi? Che cosa otterrò
governando su questo regno? Quando tutto quello che è nei tre mondi è soggetto
alla distruzione, come posso sperare di gioire felicità attraverso tutto
questo?
Ripetutamente
vengono sperimentati gli stessi disgustosi piaceri e compiuti gli stessi atti
giorno dopo giorno in questo mondo: com’è che persino un uomo saggio non è
vergognoso di questo? Lo stesso giorno e la stessa notte, ripetutamente; la
vita in questo mondo gira come un mulinello. Com’è possibile, attraverso
questo, raggiungere quello stato in cui c’è la cessazione di questo samsara?
Quanto a lungo dovremo continuare a girare in questo gorgo e di quale utilità
è?’
Mentre
rifletteva così ricordò: ‘Ah, ricordo ciò che mio padre, Virochana, una volta
mi disse. Gli avevo chiesto: padre, qual è la destinazione di questa
apparizione del mondo o questo samsara? Quando giungerà a fine? Quando cesserà
l’illusione della mente? Guadagnando che cosa uno conseguirà totale
soddisfazione? Vedendo che cosa non cercherà più null’altro? Vedo che è
impossibile conseguire questo per mezzo dell’esperienza dei piaceri mondani o
delle azioni, poiché essi aggravano l’illusione. Ti prego, rivelami i mezzi in
virtù dei quali riposerò per sempre nella pace suprema.’
Virochana
disse a Bali: ’Figlio mio, c’è un vasto regno, sufficientemente vasto da
abbracciare i tre mondi. In esso non ci sono laghi, non ci sono oceani,
montagne, né foreste né fiumi, né terra, né cielo, né venti, né luna, né dei,
né demoni, né semi-dei, né vegetazione, né alto, né basso, né parole. Non ci
sono io, né le divinità come Vishnu: vi è soltanto Uno e Quello è la Luce
Suprema.
Egli è
Onnipotente, Onnipresente, è Tutto e rimane silente come se fosse inattivo.
Spinto da Lui, il re, il suo ministro, fa ogni cosa. Ciò che non è stato Egli
lo produce e altera ciò che è. Questo ministro non può gioire nulla, né conosce
nulla. Sebbene ignorante e insenziente fa ogni cosa per amore del suo padrone,
il Re. Il Re rimane solo, stabile nella pace.’
Bali chiese: ’Padre, qual è quel regno che è libero dalle malattie
della mente? Chi è quel ministro e chi è quel re? La storia è meravigliosa e
mai udita prima, ti prego spiegami tutto questo in dettaglio.’
Virochana rispose: ’Tutti gli dei e i demoni insieme e perfino una forza
molte volte superiore alla loro non può nemmeno sfidare il ministro. Egli non è
Indra, il re degli dei, né il dio della morte, né il dio della ricchezza, né un
dio o un demone che tu possa facilmente conquistare. Sebbene sia ritenuto che
il dio Vishnu uccise i demoni, fu in effetti questo ministro che li distrusse.
Perfino gli dei come Vishnu furono sopraffatti da lui e fatti nascere qui. Kama
(il dio della passione) ricava il suo potere da questo ministro, l’ira ricava
il suo potere da lui; è a causa del suo desiderio se c’è incessante conflitto
tra il bene e il male qui. Questo ministro può essere sconfitto solo dal suo
padrone, il Re, e da nessun altro.
Quando,
nel corso del tempo, sorge nel cuore del re un tale desiderio, questo ministro
può facilmente essere sconfitto. È il più potente in tutti i tre mondi e i tre
mondi non sono altro che la sua esalazione. Se tu hai l’abilità di conquistarlo,
allora, invero, sei un eroe.
Quando il
ministro si alza i tre mondi si manifestano, proprio come il loto sboccia
quando il sole sorge. Quando egli si ritira i tre mondi si addormentano. Se
puoi conquistarlo con la tua mente supremamente focalizzata e completamente
libera dall’illusione e dall’ignoranza, allora sei un eroe. Se egli è
conquistato, tutti i mondi ed ogni cosa in essi vengono conquistati; se egli
non è conquistato allora nulla è conquistato, anche se pensi di aver
conquistato questo o quello in questo mondo.
Sino a che
il re non viene visto, il ministro non è realmente conquistato e sino a che il
ministro non è conquistato il re non viene visto. Quando il re non è visto il
ministro provoca tragedie e sparge dolore. Quando il ministro non è conquistato
il re rimane invisibile. Perciò la propria intelligente pratica deve essere
simultaneamente duplice: scorgere il re e soggiogare il ministro. Per mezzo
dello sforzo intenso e della stabile e costante pratica puoi ottenere entrambi
i fini e allora entrerai in quella regione e non sperimenterai più il dolore.
Questa è la regione abitata dai santi, che sono sempre stabiliti nella pace.
Figlio
mio, ora renderò tutto questo esplicito per te. La regione a cui mi riferisco è
lo stato della liberazione, che è la fine di ogni dolore. Il re è la Pura
Coscienza che trascende tutti gli altri regni e stati della coscienza. Il
ministro è la mente, che ha creato tutto questo mondo come si crea il vaso
dalla terracotta. Quando la mente è conquistata ogni cosa è conquistata.
Ricorda che la mente è quasi invincibile, eccetto attraverso l’intelligente
pratica.’
Bali chiese: ’Padre, dimmi, che cos’è quella pratica intelligente
che mi metterà in grado di conquistare la mente?’
Virochana rispose: ’Il mezzo migliore, il più intelligente, con cui la
mente può essere soggiogata è la completa libertà dal desiderio, dalla speranza
e dall’aspettativa in considerazione e riguardo agli oggetti in ogni tempo. È
con tale mezzo che questo potente elefante può essere soggiogato. Questo mezzo
è sia molto facile che estremamente difficile, figlio mio. È molto difficile
per uno che non si impegna in seria pratica, ma molto facile per colui che è
ardente nel suo sforzo.
Non c’è
raccolto senza semina, la mente non è soggiogata senza persistente pratica.
Perciò, adotta questa pratica della rinuncia: fino a che non ci si allontana
dai piaceri dei sensi, si continuerà a rimanere invischiati in questo mondo del
dolore. Anche un uomo forte non raggiungerà la sua destinazione se non si muove
verso di essa. Nessuno può raggiungere lo stato di totale distacco senza
pratica persistente.’
Virochana continuò: ’Solo col giusto sforzo può essere ottenuto il
distacco: non c’è altro mezzo. Qualunque cosa porti totale equanimità e la
cessazione della gioia e del dolore viene chiamata anche grazia divina. La
grazia divina, l’ordine naturale e il giusto sforzo, tutti si riferiscono alla
stessa verità. La distinzione è dovuta all’erronea percezione o illusione.
Qualunque cosa la mente concepisca, attraverso il giusto sforzo viene ad
ottenerlo e quando la mente ottiene ciò che vuole c’è l’esperienza della
gioia”.
Bali chiese: ‘Signore, dimmi, come può la cessazione della brama per
i piaceri stabilirsi fermamente nel mio cuore?”
Virochana disse: ‘Figlio mio, la conoscenza del Sé è il rampicante che
dona il frutto della cessazione della brama di piacere. Solo quando il Sé viene
visto, diventa fermamente radicata nel cuore la più alta forma di distacco.
Quando
l’intelligenza non è ancora risvegliata, si dovrebbero riempire due quarti di
mente con il godimento del piacere, una parte con lo studio delle scritture e
l’altra con il servizio al maestro. Quando la mente è risvegliata parzialmente,
due parti sono dedicate al maestro e il resto una parte ciascuno. Quando la
mente è pienamente risvegliata, due parti sono dedite al servizio al maestro e
le altre due allo studio delle scritture, con il distacco come costante
compagno’.
Virochana continuò: ‘Solo quando si è riempiti di virtù si è qualificati ad
ascoltare l’esposizione della più alta saggezza, perciò, si dovrebbe
costantemente sforzarsi di educare la mente con conoscenza purificante e
nutrirla con la trasformazione interiore provocata dallo studio delle
scritture.
Quando la
mente è stata così trasformata è in grado di riflettere la verità senza
distorsioni. Allora, senza ritardo, ci si dovrebbe sforzare di realizzare il
Sé. Questi due, la realizzazione del Sé e la cessazione della brama, dovrebbero
avanzare insieme, simultaneamente.
Il vero distacco
non sorge per mezzo dell’austerità, della carità, dei pellegrinaggi, ecc., ma
solo percependo direttamente la propria vera natura. Non c’è altro mezzo per la
diretta realizzazione del Sé se non il giusto sforzo. Perciò bisognerebbe
abbandonare la dipendenza da un dio o dal destino e, con il giusto sforzo,
rifiutare fermamente la ricerca del piacere.
Quando il
distacco matura, in se stessi nasce lo spirito d’indagine. Essa rafforza il
distacco. I due sono interdipendenti, come l’oceano e le nuvole; essi e la
realizzazione del Sé sono intimi amici, sono sempre insieme. Perciò,
innanzitutto, si dovrebbe abbandonare ogni dipendenza da fattori estranei come
l’io e stringendo i denti e con uno sforzo intenso, coltivare il distacco.
Si può,
comunque, guadagnare ricchezza senza violare le tradizioni e gli usi locali,
senza opporsi ai propri parenti, ecc. Si dovrebbe usare questa ricchezza per
acquisire la compagnia di uomini buoni e santi, dotati di nobili qualità. Tale
compagnia genera distacco. Allora sorge lo spirito d’indagine, la conoscenza e
lo studio delle scritture. A stadi, si raggiunge la Suprema Verità.
Quando ti
allontanerai completamente dal perseguire il piacere, allora conseguirai lo
stato supremo, attraverso i mezzi dell’indagine. Quando il sé sarà
completamente purificato, allora sarai fermamente stabilito nella Pace Suprema
e non cadrai più nel fango della concettualizzazione che è la causa del dolore.
Anche se continuerai a vivere, rimarrai libero da ogni speranza e aspettativa.
Omaggi a
te o incarnazione di buona fortuna! In accordo alla tradizione sociale
prevalente, acquisisci un po’ di ricchezza e con quella ottieni la compagnia
dei santi e adorali. Con la loro compagnia guadagnerai il disprezzo per gli
oggetti sensoriali e con la giusta indagine otterrai la conoscenza del Sé’.
Bali si disse: ‘Fortunatamente ho ricordato tutto quello che mio padre
mi ha detto. Ora quella brama per il piacere è cessata in me e conseguirò lo
stato di tranquillità che è come il nettare. Sono davvero stanco di guadagnare
ricchezze, realizzare i miei desideri, gioire i piaceri sessuali.
La delizia
è lo stato della pace. Nella suprema tranquillità interiore tutti i piaceri
cessano di avere valore. La vita è un continuo ciclo di esperienze ripetitive.
Nulla di nuovo è mai sperimentato. Abbandonerò ogni cosa e con la mente
completamente ritirata rimarrò felicemente stabilito nel Sé.
Questo
universo non è che la creazione della mente. Che cosa si perde abbandonandolo?
Ne ho abbastanza persino di questo pentimento, dato che la cosa più importante,
in una cura, è l’immediato trattamento della malattia. Chi sono io? Che cos’è
tutto questo? Sottoporrò queste domande al mio guru, Sukra’.
Vasistha continuò: “Avendo così deciso, Bali contemplò il guru dei demoni,
Sukra. A causa dell’Infinita Coscienza in cui era stabilito, Sukra era
onnipresente e sapeva che il suo discepolo aveva bisogno della sua presenza.
Istantaneamente materializzò il suo corpo di fronte al re Bali. Nell’immediata
presenza del guru, Bali risplendette di speciale radiosità riflessa. Accolse il
guru con i dovuti onori e ne adorò piedi con grande devozione.
Poi Bali
chiese a Sukra: “Signore, è il riflesso del tuo divino splendore che mi spinge
a porre questo problema di fronte a te. Non ho desideri di piaceri, desidero
apprendere la verità: chi sono io, chi sei tu, che cos’è questo mondo? Ti prego
rivelami tutto ciò.
Sukra rispose: “Sono in cammino verso un altro regno, o Bali, ma ti
darò in poche parole la quintessenza della saggezza; esiste soltanto la Coscienza,
la Coscienza soltanto è tutto questo, tutto questo è riempito di Coscienza. Io,
tu e tutto questo mondo non siamo altro che Coscienza. Se sei umile e sincero,
guadagnerai ogni cosa da ciò che ho detto, altrimenti un tentativo di ulteriore
spiegazione sarà come versare oblazioni su un mucchio di cenere (invece che nel
fuoco sacro)
L’oggettività
della Coscienza è conosciuta come schiavitù e l’abbandono di tale oggettività è
liberazione. La Coscienza meno tale oggettività è la Realtà di ogni cosa.
Questa è la convinzione di tutte le filosofie. Quando sarai stabilito in questa
visione conseguirai anche la Infinita Coscienza. Ora devo andare, poiché finché
dura questo corpo, uno non dovrebbe abbandonare l’adeguata azione."
Dopo che Sukra se ne andò, Bali rifletté così: “Ciò che il mio precettore
mi ha detto è invero corretto ed appropriato. Sicuramente tutto questo è
Coscienza, non c’è null’altro: è quando quell’Infinita Coscienza intrattiene il
concetto ‘questo è il sole’, che il sole è distinto dall’oscurità.
È la
Coscienza che distingue la luce dall’oscurità; è la Coscienza che riconosce la
terra come terra, le direzioni dello spazio come direzioni e l’intero mondo
come mondo. Se la Coscienza non riconoscesse una montagna, esisterebbe come
montagna?
La Coscienza
stessa è tutto questo, inclusi i sensi, il corpo, i desideri che sorgono nella
mente, qualunque cosa sia all’interno e qualunque cosa sia all’esterno, lo
spazio e persino i fenomeni mutevoli. E invero a causa di quella Coscienza che
sono in grado di giungere in contatto con gli oggetti e sperimentarli, non a
causa del corpo stesso.
Indipendentemente
dal corpo, io sono Coscienza che è il Sé dell’intero universo. Poiché la
Coscienza esiste senza un secondo, chi è mio amico e chi è mio nemico? Anche se
la testa del corpo conosciuto come Bali fosse tagliata, l’Infinita Coscienza
perderebbe forse la sua testa? Anche l’odio e simili qualità, non sono altro
che modificazioni della Coscienza. Perciò, ancora, non c’è né odio, né
attaccamento, né mente, né le sue modificazioni.
Poiché la
Coscienza è Infinita e assolutamente pura, come possono le perversioni
insorgere in essa? La Coscienza non è il Suo nome, è soltanto una parola; Essa
non ha nome. Io sono l’Eterno Soggetto libero da ogni oggetto e predicato. Saluto
quella Coscienza Onnipresente che è libera dal vincolante concetto degli
oggetti e perciò eternamente libera.
Saluto me
stesso, la Coscienza libera dalla divisione soggetto-oggetto, che agisce
adeguatamente senza divisione e che è la Luce che si riflette in tutte le
apparenze. Io sono quella Coscienza in cui la brama per le esperienze è
cessata.
Sono senza
limiti come lo spazio, sono intoccato dalla felicità e dall’infelicità che non
sono diversi da me; il movimento di energia in una sostanza non è né perdita né
guadagno.
Quando la
Coscienza è ogni cosa, i pensieri o le sue espansioni non fanno sì che la
Coscienza si espanda o si contragga; perciò io continuerò ad essere attivo,
fino a che raggiungerò l’assoluta quiescienza nel Sé.”
Vasistha continuò: “Avendo così riflettuto, Bali, pronunciando la sacra
parola OM e contemplandone il significato sottile, rimase quieto. Liberato da
ogni dubbio, dalla percezione degli oggetti e senza la divisione tra pensatore,
pensiero e processo pensante, con tutte le intenzioni e i concetti calmati,
Bali rimase fermamente stabilito nello stato supremo, con una mente in cui ogni
movimento di pensiero era cessato, come una lampada in un luogo senza vento.
Così visse per considerevole tempo.
Vasistha continuò: ‘Tutti i demoni, seguaci o sudditi del re Bali, si
affrettarono a palazzo e circondarono il re seduto in profonda contemplazione.
Incapaci di comprendere il mistero, pensarono al loro precettore Sukra e lo
scorsero di fronte a loro.
Sukra vide
che Bali era nello stato superconscio e con un sorriso che irradiava gioia
disse ai demoni: “È invero meraviglioso, demoni, che questo re Bali abbia
conseguito tale perfezione, per mezzo della sua propria risoluta indagine. Che
rimanga stabilito nel suo Sé. L’attività mentale, che dà origine alla
percezione del mondo, in lui è cessata. Perciò non cercate di parlargli. Quando
la notte oscura dell’ignoranza giunge a fine, il sole della conoscenza del Sé
sorge; tale è il suo stato ora. Nel corso del tempo, egli stesso uscirà da
quello stato, quando il seme della percezione del mondo comincerà a germogliare
nella sua coscienza; perciò continuate nel vostro lavoro come prima, ritornerà
alla coscienza del mondo in mille anni da ora."
Udendo
questo i demoni tornarono ai loro doveri e portarono avanti l’opera del regno.
Dopo mille anni celestiali di tale contemplazione, il re Bali fu risvegliato
dalla musica degli esseri celestiali e delle divinità. Una luce sovrannaturale
che irradiava da lui, illuminava l’intera città.
Un po’
prima che i demoni potessero raggiungerlo, Bali rifletté così: “Era invero uno
stato meraviglioso quello in cui rimasi per un breve momento; continuerò a
rimanere in quello stato. Che cosa ho a che fare con gli affari del mondo
esterno? La pace suprema e la beatitudine regnano ora nel mio cuore."
Nel
frattempo i demoni si affrettarono dove era seduto. Dopo averli guardati, Bali
continuò a riflettere: “Sono Coscienza e in Me non esiste alcuna perversione.
Che cosa c’è per Me da acquisire o da abbandonare? Bramo la liberazione, ma chi
mi ha vincolato, quando e come? Perché bramo la liberazione allora? Non c’è
schiavitù, non c’è liberazione, che cosa guadagnerò dalla meditazione o dal non
meditare? Non c’è né guadagno né perdita per me, non desidero né la meditazione
né la non meditazione, né la gioia, né la non gioia.
Omaggi a
me stesso, l’Essere Infinito. Che questo mondo sia il mio regno, io sarò ciò
che sono; che questo mondo non sia il mio regno e io sarò ciò che sono. Che
cosa ho a che fare con la meditazione e che cosa ho a che fare con il regno?
Che sia ciò che dev’essere. Non appartengo a nessuno e nessuno appartiene a me.
Non c’è
assolutamente nulla che dev’essere fatto da ciò che è conosciuto come me.
Allora perché non dovrei fare quell’azione che è naturale? Avendo così
riflettuto, il re Bali rivolse il suo splendente sguardo verso i demoni
riuniti, proprio come il sole guarda un loto.
Vasistha continuò: “Il re Bali allora governò il regno facendo ogni cosa
spontaneamente e senza premeditazione.
Adorò i
bramini, gli dei e i santi, trattò i suoi parenti con rispetto, ricompensò i
servi ampiamente e diede in carità più di quanto avessero cercato o si fossero
aspettati. Si divertì nei giardini e gioì la compagnia delle donne.
Poi, il
desiderio di eseguire un sacro rito sorse nel suo cuore. Rapidamente riunì gli
uomini e i materiali necessari e condusse il rito nella maniera appropriata.
Fu durante
questo rito che il Signore Vishnu, desiderando togliergli il governo dei tre
mondi per donarlo ad Indra, prese la forma di un nano e ingannò Bali che si
trovò a dare il governo del mondo a Vishnu in carità.
0 Rama,
questo Bali sarà il prossimo Indra, perciò egli dimora nel mondo degli inferi,
in cui è stato mandato dal signore Vishnu stesso, come un saggio liberato ed
illuminato, attendendo il tempo in cui governerà il cielo.
Ha
governato i tre mondi per miliardi di anni, ma ora il suo cuore è a riposo.
Una volta
ancora governerà i tre mondi come Indra per lunghissimo tempo, ma non è
eccitato dalla prospettiva di diventare Indra, né fu depresso quando perse la
sua posizione e fu lanciato nel mondo degli inferi. Dà il benvenuto a qualunque
cosa gli viene non cercata, ed è in pace con sé stesso.
Così ti ho
narrato la storia del re Bali, o Rama, ottieni la visione che egli ebbe e
gioisci la suprema felicità, abbandona il desiderio di ciò che non è essenziale
e degli inutili piaceri sensoriali in questo mondo.
Sei la
luce della Coscienza, o Rama; in te sono radicati i mondi; chi è tuo amico e
chi è l’altro? Tu sei l’Infinito, in te tutti i mondi sono infilati come grani
di un rosario. Quell’Essere che tu sei, non è né nato né morirà.
Sei la
Luce e il Signore, Rama: questo mondo appare in quella luce; non ha una reale e
indipendente esistenza.
In
qualunque cosa la mente abbia la tendenza a sprofondare, ritirala da ciò e
dirigila verso la Verità. Così, l’elefante selvaggio della mente, sarà domato.
Vasistha continuò: ‘0 Rama, ti narrerò un’altra storia che illustra il
sentiero dell’illuminazione che è libero dagli ostacoli.